“Nessun temuto ritorno, lo dicono i fatti”, l’analisi di Guido Silvestri, virologo docente presso la Emory University di Atlanta, sulla situazione Coronavirus.
Guido Silvestri, virologo docente presso la Emory University di Atlanta, Stati Uniti, è tornato in queste ore su Facebook con le sue ‘pillole di ottimismo’. L’esperto medico originario di Senigallia lo ha fatto per confutare le sue tesi rispetto al rallentamento del Coronavirus, nonostante le riaperture messe in campo dal governo Conte, a partire oramai dal 4 maggio scorso. Come sempre, il virologo ha letto i dati ‘nudi e crudi’: 49 giorni consecutivi di calo delle terapie intensive, scese sotto le 600 complessive e calate di 45 in un solo giorno; oltre 300 ricoveri ospedalieri in meno in 24 ore, meno di 60mila pazienti attualmente positivi.
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Il virologo Silvestri analizza gli ultimi dati sul Coronavirus: “Nessun temuto ritorno”
Ma Guido Silvestri sottolinea soprattutto un elemento: dopo 18 giorni dalle prime riaperture del 4 maggio, “del tanto temuto ritorno del virus non se ne vede neanche l’ombra”. Insomma, secondo il virologo chi temeva fosse presto per riaprire o che “la stagionalità del virus è una fantasia”, ovvero che il caldo non avrebbe aiutato, si sbagliava. L’accusa è rivolta ai molti esperti che sostengono ancora oggi queste tesi: “Sono persone molto intelligenti e preparate, quindi avranno sempre la risposta pronta”.
Nel suo ‘bollettino’, il virologo che vive negli Usa e che da qualche settimana fa parte del comitato scientifico di Medical Facts, il sito di Roberto Burioni, prende spunto dal caso Svezia e ne confronta i dati con quelli di altri Paesi. Quindi evidenzia che “i lockdown non sono una panacea miracolosa contro COVID-19, ma solo un tipo di intervento che funziona in modo parziale e variabile ed ha seri effetti collaterali, soprattutto se prolungato per diverse settimane”. Indica poi alcuni fattori importanti – e troppo spessi messi in secondo piano nel dibattito pubblico. Si tratta di “tracciamento ed isolamento rapido di casi e contatti, prevenzione dei contagi a livello di ospedali e RSA, preparazione del sistema sanitario, qualità delle terapia, stagionalità e fattori ambientali”. Tutti elementi che regolano la mortalità da COVID-19.
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