Coronavirus, parla l’esperto: “Nessuna seconda ondata, ma occhio ai focolai”

Emergenza Coronavirus, parla l’esperto: “Nessuna seconda ondata, ma occhio ai focolai”, poi lancia critiche sulla gestione italiana.

(TIZIANA FABI/AFP via Getty Images)

Francesco Menichetti, primario di Malattie infettive all’ospedale di Pisa, in un’intervista al Quotidiano Nazionale, parla di questo sta accadendo in questi giorni con l’emergenza Coronavirus. Ci sono stati infatti in una settimana tre focolai più o meno gravi a Roma e uno a Milano. Il più preoccupante e di vaste dimensioni è quello al San Raffaele Pisana, dove i contagi hanno superato il centinaio di casi. Rischio focolaio anche all’Hotel House di Porto Recanati, dove in questi giorni sono stati documentati alcuni contagi.

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Le critiche dell’esperto sulla gestione italiana dell’emergenza Coronavirus

Menichetti osserva nell’intervista: “Ogni tanto è possibile un rialzo dei contagi. Il virus circola con minore intensità, i contagi sono più bassi e la malattia si documenta meno. Quello del San Raffaele è un focolaio importante, nel filone nelle Rsa. Questo testimonia che il virus circola e, quando ci sono condizioni favorevoli, si moltiplica”. Come comportarsi allora? Questa la risposta dell’infettivologo: “Dobbiamo vigilare sulle situazioni di Sud Corea e Cina. Hanno avuto l’epidemia prima di noi e prima di noi ne sono usciti. Anche là ci sono focolai di ripresa, non seconde ondate”.

Anche se resta un’ipotesi, la seconda ondata non va comunque esclusa, osserva Menichetti, “si spera sia meno aggressiva. Dobbiamo rafforzare i comportamenti: lavare le mani e usare la mascherina nei luoghi a rischio. Poi avere una risposta territoriale e ospedaliera migliore: testare e tracciare, ma anche intervenire a domicilio e risolvere il problema dell’isolamento in famiglia, che diffonde il contagio”. Arrivano poi alcune critiche, la prima alla riapertura della Lombardia: “Dovevano aspettare. Sono il cuore economico e ho grande rispetto per le vittime, ma serviva più cautela”. Poi sulla previsione del boom di terapie intensive del Comitato tecnico scientifico: “Se ha fatto questa previsione, ha sbagliato: anche loro devono farsi un esame di coscienza. Hanno una grande responsabilità verso la comunità, devono usare misura e prudenza”. Infine, l’ultimo fallimento: “L’Italia non è stata in grado di aggregare medici e ricercatori per realizzare studi sperimentali, ad esempio sul plasma”.

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