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Il mostro di Firenze: il primo serial killer italiano ha fatto un’altra vittima

Una serie di delitti che ha terrorizzato una città per decenni, un colpevole facile, è davvero tutto chiarito?

Sono passati quasi 50 anni dal primo delitto del mostro di Firenze avvenuto nel 1974. Il primo di una lunga serie che terminerà solo nel 1985. Sette duplici omicidi che insanguinarono la provincia di Firenze, catalizzarono l’attenzione dell’opinione pubblica, impegnarono forze dell’ordine e due procure, quella di Firenze e Perugia in un labirinto di piste e depistaggi.

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La storia

Pacciani (Instagram)

Il primo omicidio di sicura attribuzione al mostro risale al 1974. Il serial killer colpiva principalmente coppie che si appartavano in auto nelle campagne intorno a Firenze. La sequenza degli eventi prevedeva l’assassinio dell’uomo tramite una Beretta calibro 22 Long Rifle, mentre la vittima femminile subiva ferite da taglio plurime oltre all’oltraggio del cadavere. L’assassino tratteneva feticci della vittima e questo fece pensare fin dai primi momenti ad un movente di tipo rituale di stampo esoterico.  Nel tentativo di venire a capo di questo enigma fu chiesta la collaborazione dell’FBI per elaborare un profilo del colpevole. Tuttavia, le conclusioni delle varie profilazioni tentate negli anni Ottanta non portarono a conclusioni univoche.

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Pacciani e i compagni di merende

Mario Vanni, “il compagno di merende” (Instagram)

Le indagini subirono una svolta con l’arresto di Pietro Pacciani, contadino semianalfabeta e pregiudicato. Pacciani, uomo violento, soprannominato il Vampa, era già stato in carcere per l’omicidio di un suo rivale in amore e per lo stupro delle sue figlie. Molti gli indizi a suo carico, oltre ad una lettera anonima che lo indicava come colpevole, ma nessuna decisiva ed inequivocabile. Suoi complici i cosiddetti “compagni di merende”,  furono ritenuti Mario Vanni e Giancarlo Lotti. Si parlò di mandanti eccellenti, che però non furono mai identificati.

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Michele Giuttari

Michele Gutteri (Twitter)

Ma se alla verità giudiziaria si è arrivati, molti restano i punti oscuri di una vicenda così dolorosa ed impressa nella memoria di tutti. Ben lo sa Michele Giuttari ex capo del GIDES (Gruppo Investigativo Delitti Seriali) che per anni ha investigato sui possibili mandanti del mostro. Nato in Calabria nel 1950, prima di occuparsi del mostro di Firenze ha diretto la Squadra Mobile di Cosenza e ha prestato servizio nella DIA sia a Napoli che Firenze dove si occupò degli attentati di Mafia. Le indagini su Pacciani e i suoi presunti mandanti gli costarono un tentativo di trasferimento dall’alto come Questore Vicario di Pesaro o di Arezzo, oltre ad intimidazioni e minacce. Fu denunciato per calunnia ed abuso d’ufficio in relazione alle sue indagini, ma infine assolto con formula piena.

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La nuova vita di Giuttari

A chi oggi gli chiede se la vicenda possa dirsi conclusa Giuttari risponde: “la vicenda è molto complessa e richiede ogni possibile sforzo da chi sta indagando. Le carte con fatti ben documentati esistono. Come pure si può contare sulla professionalità e l’impegno dell’organismo investigativo dell’Arma. E forse un domani il pm capirà, se già non lo ha capito, il grande errore commesso ai danni di un investigatore che aveva dato tutto se stesso“.  Ormai Michele Giuttari è fuori dai giochi, in pensione, anche lui, in qualche modo può essere considerato una vittima del killer. Ma la sua mente da investigatore è ancora prolifica. Ha infatti iniziato una seconda vita come scrittore, dando vita al suo alter ego, il commissario Ferrara, protagonista dei suoi libri.

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E c’è da augurarsi che il commissario Ferrara abbia più fortuna del suo autore nello svelare i misteri che si troverà via via ad affrontare.

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