Da quando il virus è apparso per la prima volta nel 2019 nessun essere vivente si è più potuto sentire al sicuro tranne gli animali. Ora però non è più così
Da quando la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan segnalò all’Organizzazione Mondiale della Sanità un focolaio di polmonite di origine sconosciuta sono passati ormai due anni.
Tutti i casi, o quasi, erano riconducibili alla frequentazione del mercato Huanan Seafood, un mercato di frutti di mare e animali vivi. Di lì a poco le autorità cinesi comunicarono al mondo la nascita di una nuova malattia, trasmissibile da uomo a uomo.

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Le origini del coronavirus sono imputabili ad una zoonosi (trasmissione da animale a uomo e viceversa) dovuta alla stretta convivenza animale selvatico/uomo causata dall’erosione (sempre da parte dell’essere umano) degli habitat naturali dove tali animali vivono.
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Il viaggio al contrario
E se questo passaggio è abbastanza certo e noto, meno noto è il viaggio contrario, cioè quando sono gli esseri umani a contagiare gli animali.
Esistono evidenze del passaggio del virus da pazienti infetti ai loro animali domestici, con i quali queste persone condividono gli spazi quotidianamente. Da qui la necessità di proteggere anche gli animali da compagnia, evitando il contatto con i loro padroni ammalati.

Studi recentemente condotti evidenziano come i gatti e, in misura minore anche i cani, siano soggetti al contagio. Nella maggior parte dei casi, la malattia è asintomatica e si risolve spontaneamente.
Nessuno è immune
E’ di questi giorni la notizia che due iene dello zoo di Denver, Kibo di 23 anni e Ngozi di 22 anni sono risultate positive al Covid, primo caso al mondo.
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In totale gli animali infetti nello zoo sarebbero 11 leoni, due tigri ed il leopardo delle nevi. I campioni sono stati analizzati in un laboratorio della Colorado State University e poi confermati dal laboratorio nazionale.
Le iene sono note per essere animali molto resistenti sia alla rabbia, che al cimurro che all’antrace ma al momento questa capacità di resistenza e tolleranza non è bastata. Gli operatori dello zoo di Denver dichiarano che a parte una leggera letargia, tosse e secrezione nasale, gli animali stanno abbastanza bene e si confida in una loro completa guarigione.