Fedez è un rapper che non è nuovo alle contraddizioni. Dall’omofobia e transfobia cantata in passato alla militanza per il decreto Zan e la causa LGBT. Dal pacifismo non violento di oggi alla pistola nello zaino dei suoi 16 anni. Per capire il lato oscuro di Fedez occorre guardare lontano nel suo passato.
Fedez, al secolo Federico Leonardo Lucia è un rapper italiano di successo. Come molti rapper ha talvolta amato fare le facce da cattivo. Ma nessuno gli aveva mai creduto fino ad ora.

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Con i suoi denti bianchi e la faccia da brava persona, col suo accento lombardo un po’ goffo e la evidente sudditanza verso la compagna Chiara Ferragni, davvero Fedez non riesce a sembrare pericoloso (se non, talvolta, per se stesso, quando si avventura in speculazioni filosofiche e politiche di spessore eccessivo per le sue basi).

“Artista” di moderato successo verso il pubblico (7 gli album all’attivo, non tutti e non sempre indimenticabili), Fedez non ha mai convinto nemmeno tiepidamente la critica.
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Su tutti valga il parere del sito specializzato Rockit “«rime facili, orribili ritornelli pop e abuso di Auto-Tune […] in qualche modo artefatto, fatto apposta per accontentare e soddisfare le esigenze dei palati più pigri».
Prenderlo sul serio non è mai stato facile. Uno dei pochi a farlo è stato Tiziano Ferro, che gli ha tolto la parola a causa di un testo omofobo dedicato a lui.
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Insomma, anche se tra i suoi antenati figura un famoso brigante, se Fedez ti guarda con la faccia feroce la prima reazione è quella di metterti a ridere. Se mai dovesse puntare una pistola, tutti penserebbero che sia di cioccolata.
Eppure c’è stato un tempo in cui una pistola nello zaino Fedez l’ha avuta per davvero. L’ha raccontato lui stesso anche se piuttosto confusamente al Corriere della Sera, in una serie di interviste. Aveva 16 anni e la folla del weekend alle colonne di San Lorenzo di Milano (circa 1500 persone secondo il cantante) faceva paura (?). “Specialmente i ricchi, che parcheggiavano il motorino lì vicino” (???).
Il perché di una decisione agghiacciante
Ma non è per il timore dei ricchi parcheggiatori di scooter che Federico si ritrova talvolta a tenere un’arma corta nello zainetto, nel caos della Milano by weekend. È, prosegue Fedez, per fare un favore al padre di un suo amico, appena uscito da 30 anni di carcere. Il genitore teme (giustamente) di essere fermato dalla Polizia.
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Il timore del pregiudicato è sicuramente comprensibile. Un’arma illegale è difficile da spiegare per tutti. Impossibile, quando hai anche una lunga permanenza in carcere alle spalle.
Meno spiegabile è la decisione del ragazzo Federico. “Sono stato un coglione”, conclude Fedez, facendoci finalmente capire il perché di quella scelta sciagurata.
E stavolta pubblico e critica concordano pienamente.