È un grande giorno per i diritti degli animali. Ma non solo. Con un passo storico, l’Unione Europea dice basta alla forma più crudele di allevamento, quella in gabbie intensive. Cosa succede ora.
Tutti abbiamo negli occhi le terribili immagini degli animali allevati in gabbia. Pressati uno contro l’altro, senza spazio per muoversi. Molto efficiente dal punto di vista economico, pessimo dal punto di vista della qualità della carne prodotta, devastante dal punto di vista etico, almeno per chi crede che anche gli animali abbiano dei diritti e che l’economia non autorizzi alla crudeltà.

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Fino a oggi i progressi in questo campo erano legati alla coscienza dei consumatori, che da tempo hanno cominciato a guardare oltre il cartellino del prezzo, per cercare in etichetta definizioni come “allevato a terra” o “allevato al pascolo”. Ma anche alla volontà delle aziende produttrici di offrire prodotti etici e di qualità, di spiegarli e ovviamente di venderli ad un prezzo maggiore del livello discount.

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Oggi è l’Unione Europea, così spesso criticata (non sempre a ragione) per le sue prese di posizione in campo agricolo e alimentare, a fare un passo storico, che pochi avranno il coraggio di criticare. Dal 2023 partirà il processo legislativo che porterà al divieto definitivo delle gabbie intensive entro il 2027.
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L’azione parte da una raccolta di firme di associazioni animaliste e ambientaliste, che ha trovato il sostegno di scienziati come Jane Goodall. Last but not least, a testimonianza dell’interesse dell’industria per l’agroalimentare sostenibile, la petizione ha trovato anche l’interesse di grandi aziende come le italiana Barilla e Ferrero, interessate a difendere la qualità dall’assalto del prezzo a qualunque costo.
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Gli allevatori saranno sostenuti nel cambiamento dai consueti incentivi, che l’Ue versa generosamente all’agricoltura europea e forse questa volta eviteranno di riunirsi in campagne mediatiche di demonizzazione che confinano con le fake news (un esempio: la recente bufala secondo cui l’UE si accingerebbe a proibire il vino).
Una decisione storica
La decisione Ue è storica da molti punti di vista. Prima di tutto per ragioni etiche ma anche per l’inedita alleanza tra attivismo ambientalista, scienza ed economia. Forze che normalmente tendono più a scontrarsi che a unirsi. Il risultato sarà una carne migliore non solo dal punto di vista dei diritti ma anche da quello della qualità. Più sana e più buona.
È una formula che può fare da modello a molti altri necessari cambiamenti in ottica green.
C’è molto da fare per un pianeta più giusto e sostenibile, prima che sia troppo tardi.