L’inflazione che galoppa e il timore è che le pressioni si trasmettano dai prezzi alle retribuzioni. Ecco quindi cosa potrebbe accadere
Con lo spread ai massimi dal 2018, con la benzina ben sopra i 2 euro al litro, bollette di luce e gas alle stelle, inflazione al 7% e rischio chiusura di molte fabbriche, fare di tutto per fermare la guerra e tornare alla pace per l’Italia è questione di vita o di morte
Senza il taglio di accise ed Iva (25 centesimi che diventano 30,5 calcolando anche l’Iva) i prezzi della benzina sarebbero oggi a livelli record toccati a metà marzo 2022. Oggi solo per i costi di rifornimento una famiglia spende in media 460 euro in più rispetto al 2021: la stima è del Codacons.
Il prezzo medio nazionale praticato della benzina in modalità self sale a 1,952 euro al litro secondo gli ultimi rilevamenti. Il prezzo medio del diesel self si porta a 1,864 euro al litro. Quanto al servito, per la benzina il prezzo medio aumenta a 2,080 euro al litro, con gli impianti colorati che mostrano prezzi medi tra 2,046 e 2,165 euro al litro. Da quando è iniziata la guerra, calcola l’Unione consumatori, un litro di benzina costa oltre 3 cent in più, il gasolio 9 cent.
Da fonti vicine al Governo presieduto da Mario Draghi viene indicato come “molto probabile” che l’Esecutivo intervenga ancora sulle accise. Il problema oltretutto non riguarda solo gli automobilisti e le imprese di trasporto ma anche categorie produttive come agricoltura e pesca.
L’inflazione che galoppa e il timore – segnalato anche dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco – che le pressioni si trasmettano dai prezzi alle retribuzioni, accentua l’urgenza anche di una riflessione sul dossier lavoro, a partire dal nodo del salario minimo, con un pressing crescente per arrivare ad un accordo entro la legislatura.
La svolta sul lavoro?
Si fa avanti la necessità, ribadita da più parti, di aumentare i salari, con i sindacati che tengono il pressing sulla necessità di detassare gli aumenti contrattuali. E di rivedere il fisco sul lavoro dipendente. Ma ecco la proposta che si sta facendo avanti negli ambienti della politica.
E’ infatti evidente che le soluzioni fin qui varate non abbiano risolto il problema del caro-benzina. Peraltro, il blocco delle accise è in scadenza tra circa un mese. Urgono quindi scelte più risolutive, dato che sono in atto forti. La crisi energetica sta avendo un impatto devastante su famiglie e imprese. Per le famiglie, almeno quelle dei dipendenti pubblici e privarti con uno stipendio inferiore a 1.500 euro/mese, che devono far fronte all’aumento indiscriminato del costo della vita.
Ecco, quindi, la soluzione che qualcuno auspica, chiedendo ai ministri del Lavoro, Andrea Orlando, e della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, di mettere in campo misure concrete per la riduzione al minimo degli spostamenti casa/lavoro, mediante una totale liberalizzazione dello smart working senza limiti di giornate. La proposta arriva dai deputati di Fratelli d’Italia Massimiliano De Toma della commissione Attività produttive e Walter Rizzetto della commissione Lavoro pubblico e privato.
Per Fratelli d’Italia, questo consentirà alle famiglie di beneficiare di un risparmio almeno sul costo degli spostamenti e del carburante. Per contro gli enti pubblici e le imprese private potranno abbattere notevolmente non solo i costi di gestione ma soprattutto quelli legati alla climatizzazione degli uffici. Vedremo se il Governo recepirà tale proposta.