Brutte notizie per gli amanti del noto fast food. La decisione è drastica ed è figlia del difficile periodo che vive il mondo.
In che mondo andremo a finire… Non ci si può fidare più nemmeno di McDonald’s… Arrivano brutte notizie per gli appassionati del fast food più noto del mondo. Che sia per un pranzo fugace, per una cena da asporto o per un languore notturno, McDonald’s c’è sempre stato. Ma queste notizie non sono di certo rassicuranti.
I ricavi consolidati sono diminuiti del 3% (in aumento del 3% a cambi costanti). Le vendite a livello di sistema sono aumentate del 4% (+10% a valute costanti). Il risultato operativo consolidato è diminuito del 36% (30% a cambi costanti). Il dato include 1,2 miliardi di dollari di oneri relativi alla vendita dell’attività della società in Russia e un guadagno di 271 milioni di dollari relativo alla vendita dell’attività di Dynamic Yield.
Escludendo questi oneri e gli utili netti dell’anno precedente di 98 milioni di dollari, principalmente legati alla vendita di azioni McDonald’s Japan, l’utile operativo consolidato è rimasto invariato (-7% a valute costanti). L’utile diluito per azione e’ stato di 1,60 dollari, -46% (-41% a valute costanti). Escludendo gli oneri sopra descritti di 0,90 dollari per azione e le spese non operative di 0,05 dollari per azione relative alla liquidazione di una verifica fiscale in Francia, l’utile diluito per azione per il trimestre e’ stato di 2,55 dollari, +8% (+14% a valute costanti) al lordo delle imposte e delle agevolazioni fiscali.
McDonald’s chiude quindi il secondo trimestre dell’esercizio con un utile inferiore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno ma superiore alle aspettative di Wall Street. Il risultato netto è stato positivo per 1,19 miliardi di dollari Usa, pari a 1,60 dollari ad azione. Nel secondo trimestre del 2021 era stato di 2,22 miliardi di dollari, pari a 2,95 dollari ad azione. Gli utili rettificati per i costi non ricorrenti sono stati di 1,89 miliardi, ossia 2,55 dollari ad azione. Gli analisti si aspettavano che la compagnia segnasse un utile di 2,47 dollari ad azione. Il fatturato di McDonald’s per il trimestre è sceso del 2,9% a 5,72 miliardi di dollari, dai 5,89 dello scorso anno.
E i prezzi salgono…
Queste cifre costringono il colosso del fast food ad aumentare, per la prima volta dopo circa 15 anni, i prezzi. Colpa dell’inflazione. Non è l’unico grande brand a farlo. Da menzionare anche Coca-Cola. Tutto ciò a seguito dell’aumento dei costi di materie prime e manodopera. Una strategia che mette a nudo l’impatto globale dell’inflazione e che aggiunge ulteriore pressione sulle famiglie.
La mossa si inserisce in un contesto inflazionistico globale che sta determinando rincari pesanti per i consumatori e minori profitti per le imprese. La decisione al momento riguarda il mercato della Gran Bretagna, dove per la prima volta in 14 anni il costo del cheesburger da 99 pence salirà sopra una sterlina: ben £ 1,19.
Ad aumentare saranno prodotti molto amati. L’hambuger aumenterà di 10 centesimi. Così come le patatine fritte medie. Rincari saranno registrati anche sulle bevande calde McCafè e sui pasti per la colazione.