Spray, citronelle, caffè macinato bruciato…le abbiamo provate tutte, ma nulla sembra funzionare in alcuni casi contro le zanzare, l’insetto più odiato. Un recente studio dimostra che i piccoli insetti sono molto attratti da alcuni di noi.
E’ una calda sera d’estate, siamo seduti su una bianca sedia di plastica, sul terrazzo di casa dopo aver cenato con gli amici, cerchiamo di goderci il momento, ma un non smettiamo di percepire piccole punture sulle gambe e sulle braccia. Il prurito ci tormenta e non ci permette di godere appieno del momento. Ma, con nostro disappunto notiamo che siamo gli unici infastiditi dalla minuscola minaccia: la zanzara.

Le zanzare, sono dei piccoli insetti, che contano migliaia di sottospecie, presenti sulla nostra terra da milioni di anni. Hanno bisogno di acque stagnanti per deporre le uova e riprodursi e tendono a colonizzare le aree che offrono habitat favorevole. Quelle che si nutrono del nostro sangue sembrerebbero essere le femmine, che ne avrebbero bisogno per poter procurare l’apporto proteico fondamentale per la maturazione delle uova. Se per alcuni sono innocue per molti sono davvero moleste, e spesso anche di notte, un vero tedio.
Perché le zanzare sono attratte da alcuni di noi?
Un recente studio, condotto dalla professoressa Leslie B. Vosshall, neurobiologa ricercatrice dell’Howard Medical Institue, nonché professoressa di neurogenetica e comportamento alla Rockefeller University, dimostra che le zanzare sono più attratte da alcuni di noi. Lo studio, è stato condotto in circa 3 anni e con l’aiuto di 64 volontari, ai quali è stato chiesto di indossare per 6 ore al giorno e per più giorni, delle calze di nylon sulle braccia. Due delle calze dei volontari sono state di seguito inserite dentro dei contenitori di vetro, all’interno dei quali sono state rilasciate le zanzare Aedes Aegypti, della famiglia della febbre gialla, e ne è stato studiato il comportamento.

Il test ha permesso di scindere i volontari tra “Mosquito magnets” ossia quelli che attraevano più zanzare dai “low attractors” quelli cioè che ne attraevano pochissime. I campioni considerati più attraenti dagli insetti, avevano un tasso di acido carbosillico nel sebo (strato oleoso della pelle) notevolmente più alto degli altri. Su tutti, le zanzare si sarebbero accanite maggiormente sul campione di un partecipante definito “Sogetto 33”. Oltre all’acido cabrosillico, fattori di attrazione risultano essere anche il calore corporeo ed il diossido di carbonio che rilasciamo durante la respirazione.
Nonostante lo studio, pubblicato sul sito Cell, al momento non abbia fornito una risposta definitiva, la professoressa Vosshall afferma che il prossimo passo potrebbe essere quello di verificare la reazione delle zanzare al tentativo di ridurre l’acido prodotto dalla nostra pelle.
E noi, attendiamo fiduciosi, nella speranza di non dover più soffrire punture pruriginose anche ad ottobre!