In Cambogia si apre il processo storico a quattro dirigenti Khmer rossi

CAMBOGIA: PROCESSO A KHMER ROSSI – A partire da questo lunedì la giustizia internazionale è chiamata a giudicare quattro dei più autorevoli esponenti del regime ultra maoista dei Khmer Rossi, responsabile del genocidio di oltre tre milioni di cambogiani fra il 1975 ed il  1979. Unanimemente riconosciuto come uno dei più spietati eccidi del XX secolo, questo genocidio ebbe luogo più di trenta anni fa nello Stato indocinese della Cambogia in seguito alla presa del potere del Partito comunista cambogiano (i cui esponenti vennero poi designati con l’appellativo di “Khmer Rossi”), verificatasi all’indomani delle incalcolabili devastazioni di cui il paese fu vittima nella fase più cruenta della guerra del Vietnam. Nei primi anni Settanta infatti, la Cambogia si trovò gravemente coinvolta nel conflitto vietnamita, subendo massicci bombardamenti da parte dell’aviazione statunitense in lotta con i Viet Cong e con i loro sostenitori nei vicini stati della Cambogia e del Laos: il risultato fu quello di una profonda destabilizzazione del paese, responsabile in buona parte della successiva vittoria dei Khmer Rossi, guidati da Pol Pot, resisi colpevoli negli anni a venire di un’ecatombe di massa del popolo cambogiano tramite carestia, lavoro forzato ed esecuzioni.
Il processo di quest’oggi, organizzato con il patrocinio dell’Onu, viene giudicato “catartito” per il paese, che dopo più di trent’anni tornerà ad interrogarsi sul proprio passato e a fare i conti con una memoria collettiva di estrema durezza. Per ora, solo uno degli accusati ha accettato di collaborare con il tribunale speciale cambogiano, cosa che renderà il processo alquanto lungo e complesso: nondimeno, esso ha avuto ufficialmente inizio ed i quattro imputati accusati di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio erano tutti quanti  presenti in aula: l’ideologo del regime Nuon Chea, il ministro degli Affari esteri Ieng Sary, il presidente del Partito Khieu Samphan, ed la ministra degli Affari sociali, Ieng Thirith. I quattro Khmers sono accusati di aver ucciso decine di migliaia di persone in modo metodico e calcolato, ispirato ad una “utopia marxista delirante”, in ragione della quale persone identificate come dissidenti furono internate per essere “rieducate” o “corrette”, trovando in seguito la morte per fame, stenti, malattia, torture fisiche o esecuzione.
Le famiglie delle vittime reclamano un processo veloce, giacché gli imputati hanno un’età compresa fra i 79 e gli 85 anni e rischiano di non sopravvivere al verdetto finale. In ogni caso, questo processo significa già molto per loro, per la Cambogia e per la giustizia internazionale.
Il regime dei Khmer rossi fu uno dei più violenti del XX secolo, numerose volte paragonato a quello di Hitler e di Stalin.

Flavia Lucidi