
Dopo il duro attacco di Beppe Grillo ai giornalisti, definiti tra le altre cose “folle di gossipari e pennivendoli dei quotidiani alla ricerca della parola sbagliata, del titolo scandalistico, del sussurro captato dietro a una porta chiusa”, arriva la risposta del responsabile Comunicazione del Partito Democratico, Antonio Funiciello, il quale ha evidenziato: “Le sconfitte elettorali alle elezioni amministrative danno alla testa a Beppe Grillo. Anche in questo, il leader dei 5 stelle si conferma espressione della peggiore politica politicante”.
Ha proseguito l’esponente Pd: “Le sue parole sui giornalisti e sulla loro attività di cronaca parlamentare, spogliate del solito tono provocatorio che non fa più ridere nessuno, rivelano la natura illiberale e lo spirito antidemocratico del suo movimento”.
Ha concluso Funiciello: “E’ singolare che il sedicente fustigatore della politica, invece di capire perché i suoi parlamentari parlando coi giornalisti confessano tutto il loro disagio verso chi dirige il movimento 5 stelle, additi al pubblico ludibrio quei cronisti che, raccontando la grave crisi che vive il partito grillino, fanno solo il loro mestiere”.
Ha replicato a Grillo anche Franco Siddi, segretario generale della Fnsi, sostenendo: “Dalle veline delle feste galanti di Berlusconi alle veline stile Minculpop di Grillo. Quanta è curiosa e senza freni la strada di chi, a turno, si è proposto per cambiare la politica italiana! Il nuovo strillo intollerante di Beppe Grillo contro i giornalisti assume la fattezza di chi vuole per il suo movimento politico una informazione fatta di ‘veline’ stile Minculpop”.
Secondo Siddi, il leader del M5S “non vuole testimoni di verità, come sono i giornalisti che osservano i fatti e i protagonisti della vita pubblica per darne conto ai cittadini. Pare anche, Grillo, immaginare per il Parlamento – ma forse gli basterebbe solo per il suo gruppo politico del quale soffre evidentemente anche la discussione interna se pubblica – una sorta di recinto riservato al riparo dalle contaminazioni del mondo. Ma il convento di clausura e’ un’altra cosa, molto seria e non si può neanche scherzare su una cosa cosi seria”.
Infine, Francesco Oggiano, sul portale della rivista ‘Vanity Fair’ fa notare come per il post sia stata usata un’immagine commissionata nel 1938 dal Ministero della propapaganda al pubblicitario e pittore Gino Boccasile. L’artista di regime, sottolinea il giornalista, fu tra i primi a firmare in quegli anni il Manifesto della razza.
Redazione online