
Lo Yad Yashem, il memoriale israeliano delle vittime dell’olocausto fondato nel 1953, ha nominato il campione di ciclismo degli anni Trenta e Quaranta Gino Bartali, un’autentica leggenda dello sport, scomparso nel maggio 2000, “giusto tra le nazioni” per il suo impegno contro le leggi razziali proclamate dal fascismo nel 1938 e per aver salvato, negli anni più cruenti della guerra, tra il 1943 e il 1945, nel corso dei quali fu costretto a un periodo di inattività forzata, centinaia di ebrei.
In una nota, lo Yad Yashem ha infatti ricordato l’impegno di Bartali, “un cattolico devoto” che durante “l’occupazione tedesca in Italia ha fatto parte di una rete di salvataggio i cui leader sono stati il rabbino di Firenze Nathan Cassuto e l’arcivescovo della città cardinale Elia Angelo Dalla Costa”. Sembra infatti che grazie “questa rete ebraico-cristiana, messa in piedi a seguito dell’occupazione tedesca e all’avvio della deportazione degli ebrei”, si sia contribuito a salvare “centinaia di ebrei locali ed ebrei rifugiati dai territori prima sotto controllo italiano, principalmente in Francia e Yugoslavia”.
L’impegno di Gino Bartali, un fervente cattolico, a favore degli ebrei era noto, tant’è che già nel maggio 2005 l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha consegnato alla vedova di Bartali, la signora Adriana, la medaglia d’oro alla memoria per il valor civile, perché – si legge nella motivazione – con il suo impegno ha contribuito a salvare “circa ottocento ebrei”. Due anni fa, poi, il nome del campionissimo venne inserito tra i Giusti dell’Olocausto nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova.
Soddisfazione per questa scelta è stata espressa dal sindaco di Firenze Matteo Renzi, intervistato all’ANSA: “Il ciclismo in Toscana è un’esperienza di vita e ha formato uomini, oltre che campioni, come Bartali che rischiava la pelle per salvare gli ebrei. Abbiamo voluto qui i mondiali pensando a figure come lui, perchè rende esplicito che nono sono solo una competizione sportiva ma per Firenze l’occasione di affermare la propria identità di valori. Bartali diceva che era ‘tutto sbagliato tutto da rifare’, ma poi si metteva al lavoro. Era un brontolone col cuore grande, come tutti i fiorentini”.
Giuseppe Gabriele Mastroleo