“Biutiful cauntry”: non è solo il nome di un famoso documentario uscito nel 2007 che denunciava l’inquinamento provocato dallo smaltimento illegale dei rifiuti nella terra dei fuochi, in Campania, ma si rivela esattamente la metafora “lingustica” di una deriva diffusa del cosiddetto “belpaese” dopo decenni d’incuranza, trascuratezza e mancanza di controlli.
Nell’ambito del processo che si è aperto a settembre 2013, scaturito da un’inchiesta del 2007 del Corpo Forestale che vede sotto accusa i vertici di Montedison e Solvay con oltre 20 indagati, l’Avvocatura dello Stato ha letto la Relazione dell’Istituto Superiore di sanità (ISS) depositata agli atti e riguardante la vicenda della mega discarica di veleni industriali di Bussi e sulla contaminazione delle falde acquifere della Val Pescara.
Lo scorso 18 aprile il Gup del Tribunale di Pescara ha rinviato a giudizio 19 ex amministratori della società che gestiva il sito all’epoca dei fatti.
“L’acqua contaminata è stata distribuita in un vasto territorio e a circa 700 mila persone senza controllo e persino a ospedali e scuole. La qualità dell’acqua è stata indiscutibilmente significativamente e persistentemente compromessa” viene scritto nella Relazione dell’Iss.
“Un danno- prosegue l’Iss- provocato per effetto dello svolgersi di attività industriali di straordinario impatto ambientale in aree ad alto rischio per la falda acquifera e per le azioni incontrollate di sversamento”.
La relazione di 70 pagine come riporta l’Ansa, scritta dai consulenti tecnici dell’Avvocatura dello Stato Pietro Comba, Ivano Iavarone, Mirko Baghino ed Enrico Veschetti ha sottolineato che “la mancanza di qualsiasi informazione relativa alla contaminazione delle acque con una molteplicità di sostanze pericolose e tossiche, solo una parte delle quali potrà essere tardivamente e discontinuamente oggetto di rilevazione nelle acque, ha pregiudicato la possibilità di effettuare nel tempo trattamenti adeguati alla rimozione delle stesse sostanze dalle acque”.
“Del significativo rischio in essere non è stata data comunicazione ai consumatori che pertanto non sono stati in condizioni di conoscere la situazione ed effettuare scelte consapevoli”, prosegue la relazione che conclude che ci sono quindi “incontrovertibili elementi oggettivi coerenti e convergenti nel configurare un pericolo significativo e continuato per la salute della popolazione esposta agli inquinanti attraverso il consumo e l’utilizzo delle acque”.
Redazione
Per approfondimenti: corpoforestale.it