
Sono stati confiscati circa 200 milioni di euro di beni dalla Direzione investigativa antimafia di Catania e Messina ritenuti riconducibili a Mario Giuseppe Scinardo, ritenuto uomo di fiducia del capo di Cosa Nostra di Mistretta, e a Sebastiano Rampulla, deceduto nel 2010, e fratello di Pietro, e che fu condannato per essere stato l’artificiere che ha confezionato l’ordigno della strage di Capaci.
Il provvedimento emesso dalla Corte di Cassazione è stato eseguito nelle province di Catania, Siracusa ed Enna: in totale sono state confiscate 11 imprese, che vanno dal settore dell’edilizia, della produzione del calcestruzzo, dell’agriturismo e delle energie alternative.
Ma anche ben 229 immobili, 90 mezzi tra camion, escavatori, trattori, mezzi agricoli e auto di grossa cilindrata; 11 capannoni agricoli, 61 silos, capi di bestiame e infine 60 rapporti finanziari.
La confisca definitiva dei beni emerge da un’indagine eseguita nel 2008, dalla Direzione Investigativa Antimafia, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania
Redazione