
Come da previsioni, il Def, Documento di economia e finanza del governo, è stato aggiornato ieri dal Consiglio dei Ministri, con la correzione del deficit dello 0,3% come da accordi con la Ue, che porta così il deficit per il 2015 al 2,6%.
Le opposizioni, però, danno battaglia e chiedono a gran voce che il Def aggiornato torni all’esame dell’Aula. Le opposizioni chiedono inoltre un voto a maggioranza assoluta per l’approvazione del Def, poichè questo prevede una deroga al pareggio di bilancio introdotto nella Costituzione, dopo la ratifica da parte dell’Italia del Fiscal Compact nel 2012.
“Riteniamo che il Parlamento abbia già approvato l’autorizzazione allo scostamento dal pareggio e quindi potrebbe non essere necessario ripetere il voto, ma saranno i presidenti delle Camere a concordare le modalità”, ha commentato il Ministro per le Riforme Elena Boschi. Saeranno dunque i presidenti di Camera e senato a dover decidere. Le pressioni delle opposizioni sono di origine puramente politica, più che di opportunità sullo scostamento dal pareggio di bilancio, su cui non ci sono ulteriori richieste dalla Ue. Infatti, l’approvazione, due settimane fa, del testo precedente del Def è passata al Senato con un appena un voto in più rispetto al quorum richiesto, pertanto una nuova votazione potrebbe mettere a rischio il governo di Matteo Renzi, spcialmente dopo le ultime divisioni interne al Pd; ecco eprché le opposizioni insistono sul un nuovo voto delle aule parlamentari.
Ieri, intanto, dopo l’invio della risposta di Padoan alla lettera della Commissione europea con cui si chiedevano spiegazioni sugli aggiustamenti di bilancio previsti nella legge di stabilità, ritenuti insufficienti, è arrivato il via libera della Commissione alla manovra italiana, in seguito all’introduzione di misure aggiuntive per il raggiungimento dell’obiettivo di deficit concordato.
Redazione