
Elezioni anticipate, Jobs Act e il dopo Napolitano: sono questi alcuni degli argomenti oggetto dell’intervista a Matteo Renzi contenuta nel nuovo libro di Bruno Vespa, “Italiani voltagabbana. Dalla Prima guerra mondiale alla Terza repubblica sempre sul carro del vincitore”, edito da Mondadori, i cui contenuti sono anticipati sul settimanale ‘Panorama’ da domani in edicola.
Sull’ipotesi voto anticipato, Renzi ha affermato: “Questo Parlamento ha davvero la grande occasione di riscrivere le regole del gioco dei prossimi anni. Elezioni anticipate? A me converrebbe portare a casa il consenso fortissimo delle elezioni europee per individuare un gruppo dirigente più vicino e più fedele. Ma se vogliamo rispettare gli interessi degli italiani, non ha senso cambiare verso a 300 deputati, ma cambiare il Paese. Quindi no, niente elezioni anticipate”.
Quindi il solito autoelogio a cui il premier non si sottrae mai: “Se nei prossimi otto mesi (fino a giugno 2015) facessimo la metà di quel che abbiamo fatto nei primi otto, avremmo vinto game, set e match. Fisco, giustizia, pubblica amministrazione, riforma costituzionale, legge elettorale. Avremmo cambiato definitivamente l’Italia”. Nessuna divergenza sugli obiettivi con la Germania viene poi assicurata da Renzi: “Merkel ama l’Italia e mi chiamò a Berlino per conoscermi quando al governo c’era Enrico Letta. Lo informai dell’invito e lui mi diede il via libera. Oggi per ottenere i risultati che desideriamo dobbiamo cambiare l’Italia. Su questo punto la Cancelliera e io la pensiamo allo stesso modo e lei riconosce che l’Italia può aspirare a un ruolo di leadership continentale. Certo, dobbiamo aggiustare molte cose e superare una pregiudiziale che in parte ci siamo costruiti da soli, ma che abbatteremo e distruggeremo”.
Mercato del lavoro
Renzi rivendica poi le proprie scelte in materia di mercato del lavoro: “Rivendico la scelta sull’articolo 18, ma respingo l’accusa di non aver trovato i soldi necessari alla tutela dei più deboli. È finito il tempo delle coperte di Linus ideologiche. Queste servono più a rasserenare il proprio animo che a risolvere i problemi. Siamo i primi ad aver messo i soldi, veri e tanti, sul tavolo degli ammortizzatori sociali”. Nel frattempo, “a chi negli anni Novanta e anche nel 2006 diceva che le riforme vanno fatte ‘a saldi invariati’, cioè senza tirare fuori un euro”, Renzi ricorda “che noi abbiamo stanziato un miliardo e mezzo. Piuttosto mi sarei aspettato maggiore solidarietà per la battaglia che stiamo conducendo in Europa. Alcuni di quelli che mi contestano furono determinanti nelle aule parlamentari quando sono state chiuse e ratificate le intese sul Fiscal Compact”.
Quirinale
“Non è un tema all’ordine del giorno, ma la successione a un gigante come Napolitano non è un problema di genere”, ha poi affermato Renzi rispetto all’ipotesi di una donna al Quirinale dopo l’addio dell’attuale Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Il premier spiega inoltre: “Quando arriverà il momento, i nostri parlamentari dovranno resistere alle campagne di comunicazione. Il voto per il capo dello Stato non è un concorso a premi. Mi piace pensare che per scegliere il garante supremo delle istituzioni la prossima volta si spengano i telefonini e si accendano le antenne per capire quale figura serve davvero all’Italia”. In conclusione, su ipotesi di accordo con il centrodestra: “Sulle grandi scelte di quadro, istituzionali, è sempre auspicabile la più ampia convergenza possibile”.
GM