
Lo scorso 10 ottobre la conferenza dei 20 consigli regionali italiani ha messo mano sui vitalizi degli ex consiglieri riducendone la somma da erogare, innalzando la soglia di età per avere accesso all’assegno di fine mandato a 65 anni o a 60 anni per chi ha più di un mandato e prevedendo un piccolo prelievo anche su chi percepisce già il vitalizio che spazia dal 6% sugli importi lordi che vanno da 1.500 euro al 15% per i vitalizi che superano i 6 mila euro, nel periodo 2015-2017, fino al 40% per i Consiglieri regionali che percepiscono il doppio vitalizio, “essendo stati anche parlamentari”.
La misura però non è piaciuta ai consiglieri tanto che il rappresentante del Coordinamento nazionale delle associazioni di consiglieri ed ex consiglieri regionali e di ex deputati delle assemblee regionali, l’ex consigliere della Regione Calabria Stefano Arturo Priolo inviò immediatamente una lettera al presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino e indirizzata anche a tutti i governatori, nella quale annunciava una lotta “per resistere in giudizio ovunque contro l’attacco a giusti e legittimi diritti acquisiti”.
Ricorsi sui vitalizi ex consiglieri regionali
Da quando è stata applicata per primo in alcune Regioni tra cui Lazio, Lombardia, Molise e Trentino, molti ex consiglieri hanno annunciato battaglia, sostenendo che il vitalizio per legge non può essere modificato, a cominciare da Lombardia, dove sono approdati i ricorsi al Tar contro il taglio del 10% degli assegni.
Stesso scenario in Trentino-Alto Adige, dove ben 51 ex consiglieri hanno avviato una battaglia giudiziaria contro un taglio di circa il 28% per recuperare milioni di euro per cui i consiglieri all’insegna del “rispetto dei diritti acquisiti”, hanno detto di no alla richiesta di restituire parte delle somme incassate.
In ultimo, sul piede di guerra anche gli ex consiglieri della Regione Lazio che potevano riscuotere il vitalizio a 50 anni di età, dopo il versamento di appena cinque anni di contributi.
Ma la giunta all’unanimità ha approvato la scorsa settimana l’innalzamento da 50 a 60 anni l’età minima per incassare l’assegno e inserendo un contributo di solidarietà per chi già lo incassa.
Ma prima che fosse pubblicato sulla Gazzetta ufficiale sono state erette le barricate dei “diritti acquisiti”, che solo, come sottolinea Corriere.it , una legge nazionale potrà smontare.
Ma quanto costano i vitalizi ai contribuenti?
Tuttavia, è bene ricordare che tra le norme varate dai consiglieri laziali vi sarebbe anche quella che si riferisce al passaggio che consente a chi ha il diritto al doppio vitalizio di rinunciare all’assegno regionale ma a patto che gli vengano resi i contributi versati. Una norma in parte ambigua in quanto non viene evidenziato se si tratta della restituzione al lordo o al netto di quanto incassato.
L’imbarazzo è tanto anche perché la polemica s’inserisce in un contesto di crisi economica e di crescente disoccupazione per cui resta difficile per molti immaginare questi ricorsi che intasano le aule giudiziarie e che sono in parte sostenuti dagli stessi contribuenti. In quanto le associazioni degli ex consiglieri come nel Lazio che si sono messe in difesa della categoria usufruiscono non solo dei locali istituzionali, di dipendenti, ma anche di contributi regionali.
Non a caso, in base ad un rapporto del Ministero dell’economia e Finanza, i vitalizi per 3200 consiglieri costano già 177 milioni di euro ai contribuenti italiani e tra le regioni in cui incide maggiormente si piazza il Lazio con 20 milioni e cinquecento mila euro per soli 266 ex consiglieri regionali, seguite da la Campania (12,9 milioni di euro), la Calabria (10, 2 milioni di euro) e la Puglia (14,4) o il Trentino Alto Adige con 12,5 milioni di euro.
Lo stesso sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti su Facebook ha commentato il comportamento di alcuni consiglieri restii a restituire i soldi: “Le, iniziative delle associazioni di ex consiglieri regionali, a difesa dei vitalizi già maturati, dimostrano una volta di più che l’unica strada è quella dell’intervento costituzionale. Il mio partito, Scelta Civica chiede da tempo la calendarizzazione nei lavori parlamentari di interventi del genere. Se non si vogliono prendere in giro i cittadini con iniziative legislative destinate ad essere travolte per l’ennesima volta da ricorsi, infatti, quella dell’intervento sulla costituzione è la sola strada da intraprendere. È solo una questione di serietà nell’individuare una soluzione che regga davvero e di volontà politica, per portarla avanti con determinazione”.
C.D.