
“È l’orrore di un sistema politico e mafioso che ha sempre cercato di allungare le sue mani sulla città e sulle città, come dimostrano le vicende dell’Expo, del Mose e la penetrazione massiccia delle mafie nella politica, nell’economia e nelle istituzioni di tante regioni italiane e anche nella vita profonda della capitale. Ed è la crisi di una politica ridotta a tessere, correnti, potentati, preferenze e deprivata della sua ragione e del suo senso”.
L’ex sindaco di Roma ed ex segretario Pd Walter Veltroni commenta così, in una lettera a Repubblica, l’inchiesta “Mafia Capitale”.
“Ogni struttura che amministri potere è esposta, ma ciò che conta è se la guida sapeva o tollerava», evidenzia Veltroni. «Come avviene oggi con Marino, l’indirizzo delle nostre giunte, la mia come quella di Rutelli o di Petroselli, era la legalità come valore assoluto. La legalità era una ossessione civile, come deve essere per chiunque abbia potere. E in quel tempo Roma è stata a detta di tutti gli osservatori un esempio nazionale e internazionale di cambiamento e di buon governo». Nella lettera Veltroni torna a indicare la lotta alla mafia come priorità nazionale e parla di Luca Odevaine, coinvolto nell’inchiesta.
“Sono passati sette anni da quando ha cessato il suo lavoro al Campidoglio, tuttavia per tutti noi è stato uno choc angoscioso e sconcertante sapere del suo arresto”, continua Veltroni. “Odevaine è stato, in quegli anni, tra le persone più impegnate sul fronte della lotta all’abuso e alla illegalità diffusa. Nessuno mai ci ha riferito dubbi o voci sulle sue azioni. Così come su una cooperativa sociale che nacque trent’anni orsono con il concorso di Don Luigi di Liegro ed era comunemente considerata una esperienza importante di reinserimento di persone emarginate”.
MD