Uber continua a dividere: bandita in Spagna, a processo in Usa

Uber in Spagna (QUIQUE GARCIA/AFP/Getty Images)
Uber in Spagna (QUIQUE GARCIA/AFP/Getty Images)

Guai per Uber anche in Spagna: l’applicazione è stata messa al bando dopo il ricorso di un’associazione di tassisti, accolto da un tribunale di Madrid, che accusava il servizio e i suoi autisti di non disporre delle autorizzazioni necessarie per effettuare il trasporto di passeggeri su auto a nolo con conducente. Per questo motivo, l’app è stata tacciata di concorrenza sleale, come già accaduto in altri Paesi: insomma, dovunque Uber si affacci crea conflitti con la categoria dei tassisti, che l’accusano di essere una loro concorrente diretta, ma irrispettosa dei dovuti vincoli di legge.

Oltreoceano, la società creatrice dell’app dovrà comparire davanti ai giudici di Los Angeles e San Francisco per verificare che questa operi nel rispetto dell’impianto legislativo californiano. In particolare, a San Francisco Uber è accusata di aver mentito ai propri clienti promettendo di scegliere solo conducenti con la fedina penale pulita. Ulteriore contrarietà è arrivata in merito a UberPop, ossia la modalità che permette anche ai privati cittadini di trasportare persone.

Si tratta solo di alcune delle campagne portate avanti contro una società che in pochissimi anni è riuscita ad imporsi a livello mondiale, e ora sta per quotarsi in Borsa con una valutazione impressionante di circa 40 miliardi di dollari: prima di Spagna e Usa, Thailandia, Germania e Olanda hanno tentato di mettere al bando l’app, motivando la loro richiesta con la mancanza di autorizzazioni, o, come nel caso di Nuova Delhi – dove un conducente è accusato di aver stuprato una turista che era stata sua passeggera -, strumentalizzando un vero e proprio allarme sociale.

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