Tassa rifiuti, il Sud è più caro del Nord: batoste in Campania
Secondo quanto riportato dall’Ansa, è stata fatta un’indagine sui costi che i cittadini sostengono per lo smaltimento dei rifiuti in Italia. Sono stati presi in esami nuclei familiari composti da 3 persone con una casa di proprietà di 100 metri quadrati in tutti i capoluoghi del nostro paese. Se andiamo per aree geografia, il Nord risulta quello meno costoso con una media di 258 euro, segue il Centro con 299 ed infine il Sud con 351. Per quel che riguarda le tariffe dei singoli capoluoghi, 51 sono in rialzo (incremento maggiore Matera: +19,1%), 27 rimaste stabili e 34 in diminuzione (decremento maggiore Trapani: -16,8%).
Se ragioniamo per regioni, la più costosa è la Campania con una media di 421 euro mentre la più economica il Trentino con 190. In ordine crescente le restanti: Molise (219), Basilicata (221), Friuli Venezia Giulia (228), Veneto (234), Marche (235), Lombardia (241), Emilia Romagna (274), Valle d’Aosta (275), Piemonte (276), Calabria (296). Oltre i 300 sono l’Umbria (301), Toscana (323), Lazio (325), Abruzzo (326), Liguria (333), Sardegna (345), Puglia (373), Sicilia (394).
Per quel che riguarda i singoli capoluoghi la fa da padrone la Catania con 504 tra le 10 più costose. Ci sono poi Cagliari (490), Trapani (475), Benevento (471), Salerno (467), Napoli (455), Reggio Calabria (443), Siracusa (442), Agrigento (425), Messina (419).
Le 10 città più economiche sono invece Potenza (121 euro), Udine (167), Belluno (168), Pordenone (181), Vibo Valentia (184), Isernia (185), Bolzano (186), Brescia (191), Verona (193), Trento e Cremona a pari merito (195).
Tassa rifiuti, ritardi ed inefficienze: il commento
Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva promotore delle indagini, ha così commentato i risultati. “In tema di smaltimento dei rifiuti continuano a registrarsi in molte aree del Paese ritardi ed inefficienze. La transizione verso un’economia circolare, prevista dalla strategia 2020, sembra essere ancora lontana. Continuiamo a registrare una modalità di calcolo dei costi che non tiene conto dei rifiuti realmente prodotti. Quindi non incentiva il cittadino a cambiare i propri comportamenti. Molto marcate sono le differenze territoriali, non solo in termini di costi del servizio, ma anche di qualità. Vivere in una città anziché un’altra può voler dire disporre di un servizio gestione rifiuti costoso e insoddisfacente”.
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