E’ iniziato il conto alla rovescia per le elezioni politiche in Gran Bretagna. Stamani il premier inglese, Gordon Brown ha annunciato che si terranno giovedì 6 maggio prossimo. Quarantacinque milioni di sudditi di sua maestà saranno quindi anticipatamente chiamati alle urne.
Erano settimane che i media britannici la indicavano come data certa per il voto finale nella competizione elettorale che vedrà posti l’uno contro l’altro i leader dei principali partiti, Gordon Brown, laburista, David Cameron, conservatore, e Nick Clegg, liberal democratico. Per il premier uscente Brown, al governo dal 27 giugno del 2007 dopo che il suo predecessore e compagno di partito, Tony Blair lasciò anticipatamente il numero dieci di Downing Street, dopo dieci anni di governo del Paese, saranno le prime elezioni in cui compete da leader. Dopo una crisi che si trascina da mesi dunque, stamani è stata presa la sofferta decisione. A questo punto lunedì il parlamento sarà formalmente sciolto e verranno indette le elezioni nei 650 collegi uninominali distribuiti tra Irlanda del Nord, Scozia, Galles e Inghilterra. A ciascuno di essi sono iscritti circa 70mila elettori. Da quel momento i parlamentari decadranno, mentre i ministri resteranno in carica per tutta la durata della campagna elettorale. Una campagna che si prevede la più incerta dell’ultimo ventennio e che sarà vinta dal candidato che conquisterà il maggior numero di voti rispetto agli altri.

Nelle ultime settimane, il Labour ha riguadagnato consensi sui conservatori che restano comunque in testa nei sondaggi. Oggi infatti, le nuove rilevazioni demoscopiche, rese note quasi in coincidenza con l’annuncio del premier, pur indicando il vantaggio dei conservatori confermano questa leggera risalita dei laburisti. Nell’attuale parlamento i laburisti detengono 346 seggi su 646, i Conservatori 193, i Liberal-Democratici 63. Agli altri partiti minori, come il partito Nazionale Scozzese, 7 seggi, al partito gallese Cymru, 3 seggi, e alle varie formazioni elette in Irlanda del Nord, 13 seggi. Ai Tory dunque ne servono 116 per avere una maggioranza assoluta, al New Labour basta perderne 24 per andare sotto. Ogni risultato intermedio non favorirà nessuno. Pertanto, per conquistare il controllo del Parlamento, i Conservatori devono puntare ad ottenere da un minimo di 7 punti percentuali a 10 di vantaggio, a livello nazionale, sul partito laburista. Un margine che oggi ben due società di rilevazioni danno come possibile. Una la YouGov per il Sun, 41 per cento a 31, e l’altra è la Opinium per il Daily Express, 39 per cento a 29. Se invece, i laburisti riusciranno a contenere i termini della sconfitta, come la Icm indica nel suo sondaggio fatto per il Guardian che riduce a quattro punti percentuali il vantaggio dei Tories, essi potrebbero continuare nella loro esperienza al governo del Paese, magari con un’alleanza con i liberal democratici di Clegg. Per questa formazione politica i sondaggi infatti, prevedono una notevole affermazione, tra i 18 e i 21 punti percentuali. Si prospetta dunque per il partito liberal democratico, formazione di centro sinistra, la possibilità di diventare l’ago della bilancia nelle prossime elezioni. Questo in quanto è forte la possibilità che l’esito del voto corra sul filo di lana, portando ad un risultato elettorale, per una delle due principale formazioni politiche, ad una maggioranza non assoluta. Il suo leader, Clegg finora ha respinto ogni ipotesi di accordo sia con i laburisti sia con i conservatori. Però, tutto porta a credere che in caso di un Parlamento in sospeso, ‘hung parliament’, l’intesa tra laburisti e liberal democratici, per un esecutivo di coalizione, ci possa essere. Clegg ha già messo in chiaro le sue precondizioni a un eventuale accordo di governo. Sono quattro: la soppressione delle tasse per i redditi più bassi, l’aumento delle spese per l’istruzione dei bambini provenienti da famiglie disagiate, un’economia più verde e una riforma del sistema elettorale che corregga quei meccanismi del sistema maggioritario che favoriscono i partiti maggiori. La via imboccata dal leader laburista conduce verso queste richieste tanto è vero che recentemente ha aperto alla possibilità di scardinare lo storico sistema elettorale maggioritario uninominale e di introdurre un nuovo modello, l”Alternative vote’. Quest’ultimo, pur non essendo il proporzionale che chiedono i liberal democratici, comunque li favorirebbe rispetto al sistema elettorale attuale prospettando, per loro, un ritorno al potere a cui mancano dal 1922.
Se tutto questo si attuerà Gordon Brown rimarrà al suo posto per un altro mandato anche se il suo partito non dovesse conquistare più seggi di quello di Cameron. L’ultima volta che non è stata raggiunta da nessun partito la maggioranza assoluta, è stato nel 1974. Allora nuove elezioni sono state convocate dopo soli 9 mesi per sbloccare la situazione di Parlamento in sospeso. Però, se non si riuscisse a formare un governo di coalizione, la parola passa alla Regina che ha la facoltà di designare il politico che dovrà formare il nuovo governo. Inoltre c’è anche un’altra opzione, quella del governo di minoranza. Quest’ultima prevede una sorta di appoggio esterno di una formazione politica. Una soluzione questa però, poco presa in considerazione per la sua estrema fragilità in quanto rischia di indebolire l’azione dell’esecutivo.
Ferdinando Pelliccia