“Sospese fino al 31 dicembre 2011 le demolizioni di immobili esclusivamente destinati a prima abitazione nel territorio della regione Campania” . E’ quanto prevede il decreto legge approvato lo scorso 23 aprile dal Consiglio dei Ministri il quale prevede anche che deve trattarsi di immobili stabilmente occupati da parte di soggetti che non hanno altra abitazione e costruiti entro il 31 marzo 2003. Data questa dell’ultimo condono. Il DL infatti, parte dalla sentenza 199 del 2004 della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittime le delibere del 2002 e del 2003 della Giunta Regionale della Campania che bloccavano per l’intera regione l’applicazione del condono edilizio del 2003. La Corte stabiliva che non spetta alla Regione Campania e per essa alla Giunta regionale adottare un atto con il quale si nega efficacia nel territorio di competenza ad un atto legislativo dello Stato. Il decreto che è costituito da due articoli pone però, due paletti: Si procede in ogni caso alla demolizione nel caso in cui l’ufficio tecnico del Comune competente o il competente ufficio della protezione civile della Regione riscontrino pericoli per la pubblica o privata incolumità e nel caso venga accertata la violazione dei vincoli paesaggistici della normativa vigente. In un primo momento il provvedimento doveva riguardare solo per i Comuni della Provincia di Napoli. Esso poi, è stato invece, ‘allargato’ all’intera regione. Quindi alla fine si è giunti ad una soluzione tecnico-politica. Una proposta di legge firmata dai senatori del Pdl in Campania è diventata dunque legge ed ora che accadrà? La Campania è una delle regioni simbolo dei danni prodotti dal cemento selvaggio e nella quale le demolizioni hanno prodotto, negli ultimi mesi, cortei e proteste di piazza da parte di chi invocava uno stop alle ruspe contro i cosiddetti abusi di necessità. L’isola di Ischia con i suoi 600 abbattimenti previsti in esecuzione di sentenze penali passate in giudicato, costituisce l’emblema di questo abusivismo in Campania in quanto questi 600 casi sono un decimo delle 6mila demolizioni previste in tutta la provincia di Napoli. Il provvedimento ha però, sollevato le preoccupazioni di Fai e Wwf. Le due associazioni ambientaliste mostrano viva preoccupazione per il fatto che il Consiglio dei Ministri abbia approvato un decreto che di fatto interrompe l’esecuzione di provvedimenti amministrativi e penali che dovrebbero invece, essere caratterizzati da elementi di certezza, tempestività ed imparzialità. “Fermare le demolizioni significa dare il via libera alle betoniere della camorra e al cemento illegale che in Campania rappresenta, insieme ai rifiuti, l’attività più redditizia per le organizzazioni criminali”. A sostenerlo è stato Sebastiano Venneri, vicepresidente di Legambiente. “Questo provvedimento è uno schiaffo alla lotta contro l’abusivismo che, come Sarno e Ischia insegnano, mina la sicurezza del territorio e mette a rischio la vita delle persone”, ha aggiunto il vicepresidente. Mentre il presidente di Legambiente Campania, Michele Buonomo ha affermato che: “Ci risiamo in Campania si riscuote con gli interessi quello che è stato promesso in campagna elettorale. Abbiamo già dato mandato ai nostri legali di impugnare il decreto davanti alla Corte Costituzionale”. “Bloccare le ruspe per legge quando per anni, tra il silenzio della politica, si è permesso di tutto è il segnale peggiore che si possa dare ai cittadini onesti, ennesimo favore alle betoniere dei clan”, ha aggiunto Buonomo concludendo ribadendo che: “In Campania più che sanatorie serve un concreto piano di edilizia sociale, di riqualificazione urbana e ambientale perchè in un territorio dove l’ 86 percento dei comuni è a rischio frane e alluvioni è una follia sanare il cemento selvaggio mettendo ancora più a rischio la sicurezza dei cittadini”. Legambiente ha riportato come esempio della devastazione del territorio campano la situazione dell’agro sarnese nocerino. Un’area in cui sono 13 i comuni con 285.662 abitanti su 158 chilometri quadrati sui quali, secondo i dati delle polizie municipali, sono stati cementificati illegalmente oltre 300mila metri quadrati di terreno agricolo negli ultimi 4 anni. Sempre in quest’area negli ultimi 20 anni sono state denunciate più di 27mila persone per abusi edilizi. “Vale a dire, sottolinea Legambiente, che il 10 per cento della popolazione residente, neonati compresi, ha compiuto almeno un abuso”.
A dare il quadro esatto della devastazione del territorio campano contribuiscono anche i dati contenuti nel recente ‘Rapporto ecomafia’. In esso la Campania compare stabile al primo posto nella classifica del cemento illegale e con il 67 per cento dei comuni sciolti per mafia dal 1991 a oggi a causa di casi di abusivismo edilizio.
Ferdinando Pelliccia