
La posa della cupola d’acciaio dal peso di circa 100 tonnellate sui fondali del Golfo del Messico, non solo è stata un completo insuccesso, ma rischia di generare nuove fuoriuscite di greggio dal pozzo sottomarino.
Uno dei manager della compagnia petrolifera British Petroleum, Doug Suttles, ha spiegato che la combinazione fra bassa temperatura dell’oceano, gas e sale marino, ha generato dei cristalli simili a quelli del ghiaccio, gli idrati, che hanno intasato l’estremità dell’enorme congegno, la parte alla quale dovrebbe essere agganciata la conduttura per incanalare “l’oro nero” all’interno di una nave d’appoggio.
Ad ogni modo, Doug Suttles rimane parzialmente speranzoso: “Non dico che l’operazione sia fallita, posso dire che quel che abbiamo cercato di fare la scorsa notte non ha funzionato poiché questi idrati hanno intasato la cima della cupola. Avevamo previsto – aggiunge Suttles – che gli idrati avrebbero creato problemi, ma non di simili dimensioni e così in fretta.”
Nel mentre la British Petroleum cerca ancora di trovare una soluzione, la pesante cupola è stata rimossa in attesa di un responso dai tecnici: il problema ambientale – come già sappiamo – è di dimensioni mastodontiche, e un utilizzo sbagliato della cupola potrebbe provocare un allargamento della falla, incrementando ulteriormente la fuoriuscita di petrolio ed il conseguente danno all’ecosistema.
Qui è possibile vedere l’entità e la velocità con la quale si sta espandendo la fuoriuscita di greggio, che ormai ha quasi raggiunto le dimensioni della Louisiana.
Emiliano Tarquini