Inchiesta ‘grandi eventi’, dal pc di Anemone spunta una lista di nomi eccellenti

Diego Anemone

L’inchiesta della Procura di Perugia sugli appalti relativi all’ultimo G8 e ai Grandi Eventi continua a popolare gli incubi dei politici italiani. Ora spunta una lista di nomi, rinvenuta dalla Guardia di Finanza nel computer di Diego Anemone. Un vaso di Pandora che svela quasi 400 nominativi: senatori, deputati, dirigenti rai, alti funzionari dello stato e vertici delle forze di polizia che avrebbero usufruito dei lavori eseguiti dalle imprese del gruppo Anemone. L’elenco si riferisce a centinaia di incarichi svolti tra il 2003 e il 2008 -poco prima che l’indagine della magistratura rivelasse l’esistenza della ‘cricca’ che pilotava le assegnazioni degli appalti- e rende nota la rete di relazioni del costruttore, accusato di aver corrotto politici e funzionari per aggiudicarsi dei lavori pubblici. L’elenco comprende, tra gli altri, l’ex ministro Pietro Lunardi -che avrebbe beneficiato di almeno tre interventi delle ditte Anemone- e il capo della protezione civile Guido Bertolaso. Nella lista figurano inoltre i lavori effettuati dalle imprese Anemone alle palazzine delle Fiamme Gialle, alla sede romana della Protezione civile di via Vitorchiano, a Palazzo Chigi, gli uffici del Ministero del Tesoro e del Ministero per le Politiche Agricole, al palazzo dei congressi dell’Eur e alla sede di Forza Italia. Tutti incarichi che il costruttore sarebbe riuscito ad ottenere grazie ad Angelo Balducci, il provveditore ai lavori pubblici che lo avrebbe favorito anche nell’ambito dei ‘grandi eventi’ fornendogli l’esclusiva sulle opere autorizzate dai suoi uffici.

La lista è stata recuperata nel corso delle indagini sui Mondiali di Nuoto a Roma ed ora, alla luce degli ultimi riscontri ottenuti dagli inquirenti sui fondi dell’architetto Angelo Zampolini, utilizzati per finanziare parzialmente l’acquisto di abitazioni di alcuni personaggi di rilievo. E’ questo il caso dell’ex ministro Claudio Scajola, a sua volta citato nel documento: Anemone avrebbe infatti pagato 900 mila euro in nero per la casa romana del ministro, situata nei pressi del Colosseo. Lo stesso Scajola dovrebbe essere ascoltato domani dai pm perugini ma in queste ore sta facendo i capricci. Soltanto qualche giorno fa ha dato le dimissioni dal suo incarico di ministro dello Sviluppo Economico proprio perché “doveva difendersi” nell’ambito di questa inchiesta, eppure oggi comunica l’intenzione di non presentarsi all’udienza di domani. Secondo quanto dichiarato dal suo legale, l’avvocati Giorgio Perroni, l’esponente del Pdl verrebbe ascoltato solo formalmente come persona informata sui fatti: la sua desposizione avverrebbe quindi “senza il rispetto delle garanzie difensive previste” e si tratterebbe di una situazione “non corrette sul piano tecnico processuale”. Di qui la determinazione dell’ex ministro a non deporre e la decisione del legale di richiedere il trasferimento degli atti a Roma.  

Tatiana Della Carità