Il governo di David Cameron è ufficialmente iniziato. Dopo l’ investitura dell’11 maggio, appena cinque giorni dopo il voto, ed il “Queen’s Speech” (ovvero il discorso della Regina in Parlamento in occasione dell’apertura di una nuova legislatura) di martedì scorso, il primo governo conservatore dopo tredici anni di Labour, è ufficialmente al lavoro. Ma già iniziano le prime grane per il nuovo Primo Ministro che ha già ricevuto numerose critiche.
Infatti, questo governo, che doveva rappresentare la svolta del partito conservatore in senso più moderno e meno “thatcheriano”, non presenta significative novità dal punto di vista della sua composizione. Il Gabinetto di Cameron, composto in tutto da 23 ministri, vede la presenza di solo 4 donne, cosa che ha attirato gli attacchi della stampa, in particolare quella riformista. Di queste, solo una siede su una poltrona decisamente di potere: si tratta di Theresa May, noto esponente del partito Conservatore, ora Ministro dell’Interno. Si tratta della seconda donna nella storia del Regno a ricoprire questa carica. Incuriosisce il fatto che il ministro donna più potente del Governo abbia anche la delega per le donne e le pari opportunità (gli interni non la impegneranno già abbastanza?) come se questa bistrattata tematica non possa essere svolta da un uomo del governo. Le altre donne occupano posti ben meno delicati come il ministero dell’Ambiente (tema chiave della campagna di Cameron, che sembra già essere passato in secondo piano), il ministero per i rapporti con il Galles ed un ministero senza portafoglio con delega alla Segreteria di Stato. Ruoli, questi, sicuramente non di gran pregio.
Anche dal punto di vista della composizione etnica, il governo Cameron è abbastanza deludente: tutti i ministri sono di origine britannica tranne una: Lady Warsi, ministro senza portafoglio, primo ministro di origine musulmana nella storia britannica, è l’unico simbolo della variegata composizione etnica del Regno Unito.
Andando a fare un po’ i conti in tasca a questo nuovo governo, inoltre, scopriamo che anche da questo punto di vista poco è cambiato nel partito Conservatore: infatti, dopo aver passato anni a tentare di scrollarsi di dosso l’etichetta di difensori delle classi più agiate, si scopre che il Gabinetto è pieno di milionari, tanto che sommando i patrimoni personali dei vari ministri si arriva alla stratosferica somma di 50 milioni di sterline. Una composizione abbastanza particolare per un governo che si appresta a varare miliardi di tagli per fronteggiare la crisi ed il crescente deficit pubblico. Nulla di strano, comunque, se si considera che le fortune della famiglia Cameron nel suo complesso ammontano a circa 30 milioni. Una famiglia, infatti, che non si potrebbe sicuramente definire di classe media: David Cameron viene infatti da una grande famiglia dell’establishment d’oltremanica grazie alle quale ha potuto, sin dalla giovinezza, frequentare gli ambienti della Londra “bene”, e permettersi i costosi studi prima ad Eton e poi ad Oxford. Nemmeno la nuova first-lady se la passa male, ex vice-direttore di Vogue Uk, Samantha Cameron, tra i suoi primi provvedimenti ha deciso di rimuovere dall’incarico lo storico autista personale della famiglia del primo ministro, preferendo una donna al suo posto. Capriccio, questo, che ha destato numerose polemiche.
Chi sperava, dunque, che la composizione del governo Cameron assomigliasse a quella sicuramente più coraggiosa di un altro leader del centro destra, ovvero il governo Sarkozy del 2007, è rimasto dunque deluso. Unica nota di colore, è la presenza di 5 ministri Liberal Democratici nel Gabinetto (20 in tutto nel Governo). Come noto, infatti, questo è un governo di coalizione tra i Conservatori ed i Lib-Dems di Nick Clegg, in seguito al risultato elettorale che ha consegnato alla Gran Bretagna il cosiddetto “parlamento appeso”, ovvero un parlamento senza una chiara maggioranza. I Lib-Dems, non solo hanno occupato poltrone di pregio ma hanno anche rilevante voce in capitolo in riguardo l’attuazione del programma. Prima vittima è stata l’eliminazione della tassa di successione: provvedimento “bandiera” di Cameron, non potrà essere effettuato viste le idee, sicuramente più orientate a sinistra, del partito Liberal Democratico. La convivenza tra i due partiti non sarà certamente facile viste le grandi differenze che li separano, soprattutto sui temi economici e di politica estera. Per quanto riguarda i temi europei, tutto sembra già essere chiarito: i Lib-Dems rinunceranno all’idea di entrare nell’Euro in cambio di un referendum sulla legge elettorale (fondamentale per la loro sopravvivenza). Più difficile accordarsi in economia: qui giocherà un grande ruolo Vince Cable, ex leader dei Lib-Dems, viceministro per le Banche e le Finanza, da tutti ritenuto essere la vera mente del ministero dell’Economia al posto del vero ministro George Osborne, forse troppo giovane ed inesperto per un ruolo di tale peso.
A tutto questo, si aggiungono pure gli scandali a turbare il sonno del giovane primo ministro. Proprio questa settimana il governo ha ricevuto le sue prime dimissioni. Si tratta di del segretario del Tesoro David Laws, costretto alle dimissioni dopo essere incappato in uno scandalo di rimborsi simile a quello che l’anno scorso costrinse alcuni ministri del governo Brown a lasciare l’incarico. Laws avrebbe chiesto un rimborso di 40000 sterline per affittare un locale di proprietà del suo stesso convivente. Strano rimborso per un uomo che risulta essere tra quei milionari di cui sopra.
Un governo, dunque, chiacchierato e criticato già a meno di un mese dal suo inizio. Sembra che i tradizionali 100 giorni di luna di miele tra il Primo Ministro ed i suoi elettori, siano già finiti.
Alessandro Ghioni – Dirittodicritica