Tassa sulle banche per coprire i costi della crisi economica, via libera dall’ UE

I leader europei, riuniti a Bruxelles hanno proposto l’ istituzione di una tassa sulle banche che copra i costi della crisi. Deciderà il prossimo G20 che analizzerà anche la possibilità di introdurre una tassazione sulle transazioni finanziarie. Nella valutazione del debito degli Stati sovrani verrà valutato anche l’indebitamento dei privati. Tremonti: “un successo per l’Italia”.

Dopo tanti vertici straordinari, condizionati dalla drammaticità degli effetti della crisi, ieri a Bruxelles si è respirata finalmente un’aria più distesa. Certo la crisi c’è ancora tutta, ma l’Europa ha dato segni di vita e se la speculazione internazionale tenterà nuovi assalti troverà ora degli argini solidi. I leader della Unione hanno proposto l’istituzione di una tassa sulle banche, ritenute corresponsabili della crisi internazionale.

Sarà il prossimo G20 convocato nella settimana entrante a definirne i dettagli. Ma la decisione di far pagare alle banche, almeno in parte, i costi della crisi è presa. Ancora sul tavolo delle possibilità, invece l’introduzione di una tassazione globale delle rendite finanziarie, strumento ritenuto efficace per far cassa e anche di valore sociale, ma che potrebbe rischiare di deprimere la crescita, obiettivo primario di tutti i governi europei. La preoccupazione principale dei leader resta comunque quella del risanamento delle finanze pubbliche senza però «soffocare la crescita», come ha ribadito Barroso. I 27 salutano con soddisfazione le manovre taglia-deficit decise dai vari governi.

E sottolineano come «tutti gli Stati membri sono pronti, se necessario, a prendere misure aggiuntive per accelerare il risanamento. La linea del rigore nei confronti delle banche ha avuto come alfiere la signora Merkel: «Bisogna tassare chi ha messo a rischio i mercati». Una posizione condivisa dal presidente francese, Sarkozy, e accettata ( se non subita) senza particolare entusiasmo dal governo italiano, che non può imputare responsabilità particolari al nostro sistema bancario. In ogni caso modalità ed entità del prelievo saranno decise dai singoli stati.

Barroso ha annunciato che ci sarà una accelerazione, con la definizione già a partire dal 30 giugno, delle prime proposte sul rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche e di bilancio e sulla vigilanza preventiva su manovre e riforme strutturali. Previste anche sanzioni per i Paesi non virtuosi. Su questo fronte, l’Italia ha ottenuto un risultato importante, riuscendo a far riconoscere al Consiglio Ue la necessità di contemplare anche la situazione del debito privato nel valutare lo stato dei conti di un Paese. L’indebitamento delle imprese e soprattutto delle famiglie italiane è a livello più basso del resto dell’Europa e controbilancia il gigantesco debito pubblico. Un criterio di valutazione che certamente avvantaggia dunque il nostro Paese. «Nell’ambito della sorveglianza sul bilancio – si legge nelle conclusioni – un ruolo molto più importante sarà dato ai livelli ed evoluzioni del debito e alla sostenibilità complessiva». E il concetto di «sostenibilità complessiva» – ha spiegato il presidente della Ue, Herman Van Rompuy, comprende anche quello di debito privato. Questo, in pratica, non diverrà un nuovo parametro del Patto Ue, ma sarà uno dei «fattori rilevanti» in base ai quali Bruxelles dovrà giudicare un Paese in deficit eccessivo, insieme agli indicatori sulla competitività, sulla produttività o sulle passività delle banche. “ Un successo straordinario del presidente Berlusconi” ha commentato il nostro ministro dell’economia Tremonti.

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