Il Kirghizistan ha votato sì alla nuova Costituzione. Oltre il 90 per cento degli aventi diritto si è espresso a favore della Carta che rafforza il ruolo del Parlamento, riduce i poteri del presidente e garantisce un modello istituzionale democratico. Contrario soltanto l’8 per cento della popolazione.
È un “passo avanti verso un governo del popolo”, ha detto la presidente a interim, Roza Otunbayeva. “Ha votato più di metà della popolazione”, ha continuato, “hanno voluto mettere fine al modello autoritario dei miei predecessori”.
Domenica scorsa la consultazione si è svolta regolarmente, nonostante due settimane fa gli scontri tra kirghisi e uzbeki nel sud del Paese, abbiano prodotto almeno 275 morti e costretto oltre 400mila persone a fuggire di casa.
Ottomila poliziotti e 12mila ausiliari hanno presidiato i seggi per paura di altre violenze, mentre pochi osservatori internazionali hanno garantito la regolarità della consultazione e certificato la trasparenza del voto. Ma, si legge in una nota dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), in vista delle prossime tornate sono ancora necessari dei miglioramenti.
La tenuta della prima repubblica ex sovietica dell’Asia centrale a dotarsi di un sistema di democrazia parlamentare sarà messa alla prova a ottobre, quando i kirghisi andranno alle urne per scegliere i propri deputati. E poi ancora a dicembre del 2011, quando scadrà il mandato a interim di Otunbayeva, nominata quattro mesi fa alla guida del Paese, dopo la cacciata del presidente Kurmanbek Bakiev, riparato in Bielorussia.
Gli scontri di inizio mese hanno però pesato sul affluenza alle urne: oltre il 70 per cento nella capitale Bishkek e nella maggior parte del Paese, intorno al 50 per cento a Osh e nel meridione, dove si scatenarono le violenze.
Per il presidente russo Dmitry Medvedev il risultato del referendum rischia di portare gli estremisti al governo del Kirghizistan e lo Stato al collasso. ”E’ un sistema inadatto”, ha detto a margine del vertice del G20 in Canada, “è difficile immaginare una repubblica parlamentare nel Paese”.
“Il nostro vero problema è la povertà”, ha ribattuto il vice primo ministro kirghiso, Almazbek Atambaev, “ha fatto crescere il risentimento contro chi parla una lingua diverse o professa un’altra fede, mentre per vent’anni abbiamo sostenuto le famiglie di chi era al potere”.
NTNN