GOVERNO / Vertice Pdl, Cicchitto ai finiani: “Non mi sembra che sia il momento dei furbi, ma il momento delle persone serie, il processo breve è una priorità”

GOVERNO – Sui cinque punti del documento presentato ieri dal Pdl non sono ammesse “furbizie”. L’avvertimento ai finiani arriva al termine di un nuovo vertice a Palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi e i dirigenti del Pdl. Il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto non usa mezzi termini: “Non mi sembra che sia il momento dei furbi, ma il momento delle persone serie”, dice rispondendo a chi gli chiede delle posizioni di Italo Bocchino e degli altri finiani sul documento stilato ieri. “Abbiamo presentato cinque punti sui problemi della società italiana, fra i quali c’è anche l’uso politico della giustizia. Non si può dire che si è d’accordo su alcune cose e poi magari non impegnarsi sull’uso politico della giustizia. Noi siamo stati chiari, devono essere chiari anche gli altri: serietà e non furbizia”. Quando gli si chiede se questo valga anche per il processo breve, Cicchitto replica: “C’è una riforma globale della giustizia della quale fa parte anche il processo breve”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo del Pdl a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri: “Il processo breve è una priorità, è stato già approvato dal Senato ed è un punto che fa parte del nostro programma. Siamo convinti che” con la componente finiana della maggioranza “si troverà un’intesa: ma se qualcuno volesse derogare a questo patto dei cinque punti illustrato ieri, l’unica alternativa sarebbe il ricorso alle urne per ridare la parola agli elettori”.

Uscendo da Palazzo Grazioli, Cicchitto ribadisce anche che se sul documento in cinque punti non ci sarà una maggioranza ampia si andrà alle elezioni. Alle domande sull’esito del vertice di questa mattina, dedicato all’organizzazione dei club e dei circoli del Pdl e alla presenza del partito sul territorio, il capogruppo alla Camera risponde: “E’ servito a prepararsi ad una presenza sul territorio nella quale noi ci dobbiamo misurare con la concorrenza che abbiamo con la Lega, con operazioni di contestazione che abbiamo da questa roba, questa nuova aggregazione di Futuro e Libertà. Quindi il Pdl va rilanciato sul territorio in modo capillare”.

Fli: niente aut-aut. “Nessuna preclusione” ma “nemmeno aut aut” sul processo breve. E’ la posizione di “Futuro e Libertà”, ribadita dal presidente dei deputati di Fli, Italo Bocchino. Il provvedimento sul processo breve “non fa parte del programma del governo, nè credo che sia una priorità del paese in questo momento”, tuttavia Futuro e Libertà “è pronta a discutere nel merito”. “Non accettiamo aut-aut” – aggiunge Bocchino replicando a Cicchitto – “ma se se ne deve discutere ne discuteremo nel merito. Innanzi tutto vediamo qual è l’obiettivo di quel provvedimento e su quali e su quanti processi queste norme interverranno”. Inoltre – aggiunge il presidente dei deputati di Fli – “voglio ricordare che quel testo era stato accantonato per due ragioni. Le perplessità del presidente Fini, ma anche perché una serie di sondaggi che il governo aveva effettuato per sondare il Quirinale avevano chiaramente fatto intendere che anche lo stesso Presidente della Repubblica aveva sollevato qualche perplessità”.

Del documento uscito dal vertice di ieri del Pdl “discuteremo e decideremo con l’indicazione decisiva del Presidente Fini” ma “restano fortissime perplessità su processo breve e doppio CSM e si dovrà discutere anche sul punto relativo ai respingimenti e sulla materia concreta dei decreti attuativi il federalismo fiscale e sulle politiche di sostegno al Sud”. E’ l’opinione di Fabio Granata, vicepresidente della Commissione nazionale Antimafia. “Non è più una questione di falchi e colombe”, ha precisato il deputato di Fli, perché “ne và del futuro della destra legalitaria e repubblicana e dell’Italia”.

L’editoriale di Avvenire.
Della situazione politica italiana si occupa oggi Avvenire. In un editoriale, il quotidiano della Cei parla di grave “rischio di decadenza”, dovuto agli scandali, alla rinuncia ai principi, ai personalismi e ai tatticismi esasperati. E afferma che la politica corre il pericolo di “scivolare verso l’insignificanza”, quando “qualche suo protagonista sembra non credere neanche lui a ciò che dice, alle strategie che propone, ritenendole talmente provvisorie da poterle cambiare o rovesciare il giorno dopo se la convenienza lo suggerisce”. Segue l’attacco, “senza eccezioni di schieramento”, ai politici che anziché puntare al bene comune sembrano “perseguire i propri obiettivi per vie traverse” o anziché “elaborare strategie convincenti” vanno “alla ricerca di alleanze improbabili… per raggiungere obiettivi contingenti, o per tentare il colpo grosso di vincere alle elezioni magari riuscendo a sfruttare qualche errore dell’avversario”. Il quotidiano dei vescovi chiude con il richiamo alla politica come “arte del governo della società, dell’orientamento dei grandi movimenti popolari” e con una nota di amarezza: “Credere che dopo anni di scandalismo si possa tornare alla nobiltà della politica è pura illusione, perchè si sarà sedimentato un metodo cui non si rinuncerà facilmente”.

Repubblica.it