ITALIA – In Italia è in atto una grave speculazione sulla farina da grano che sta facendo schizzare in alto i prezzi dei prodotti alimentari finiti, pane in testa. I recenti squilibri nella produzione cerealicola mondiale, provocati dalla siccità in Russia e nei Paesi dell’ex Unione sovietica, che ha tagliato d’un quarto le stime sul raccolto di cereali di quest’anno, ha prodotto un’impennata dei prezzi degli alimentari. Un aumento non giustificabile secondo gli esperti del settore in quanto esistono grandi riserve mondiali di cereali. Per cui gli aumenti sono da ritenersi solo speculativi. Questo anche a fronte di un non aumento dei prezzi del grano che è contenutissimo infatti, il suo prezzo è di 7,41 dollari per bushel, l’unità di misura di capacità per aridi e liquidi e per convenzione, un bushel equivale a 27,2 chili, e che tradotto corrisponde al costo di 0,2 euro al chilo. Prezzo stabilito nell’ultima chiusura del ‘Chicago Board of Trade’, che è il punto di riferimento delle contrattazioni internazionali.
Quella trascorsa è stata una settimana caratterizzata da tanti eventi. Il più importante è stato l’annuncio del premier russo, Vladimir Putin che ha informato che non sarà revocato il divieto sull’export di grano almeno non prima della raccolta del 2011 anziché a fine anno come stabilito in un primo bando. Un bando che era limitato al periodo dal 15 agosto al 31 dicembre 2010. Un bando sull’export di grano russo che è stato introdotto dopo che la peggiore siccità nella storia della Russia ha causato in quel Paese una drammatica caduta nei raccolti, stimati a 60-65 mln di tonnellate. Un annuncio seguito poi, dal ribasso delle stime della FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, sulla produzione mondiale di grano a 646 milioni di tonnellate, con un calo del 5 per cento rispetto allo scorso anno. Un calo che di contrappasso ha portato al rialzo del prezzo della farina di grano e dei derivanti alimentari. Il primo giustificato e contenuto il secondo ingiustificato ed esagerato. “Il più grande aumento mensile dallo scorso novembre”, ha annunciato la FAO. A caratterizzare la settimana trascorsa anche i sanguinosi scontri in Mozambico causati dall’aumento del prezzo del pane lievitato del 40 per cento. L’Italia è direttamente interessata a questi aumenti in quanto importa circa 4 milioni di tonnellate di frumento tenero per coprire circa la metà del fabbisogno per la produzione di pane e di biscotti, mentre sono solo 2 milioni le tonnellate di grano duro importate dall’Italia ogni anno. Un quantitativo che serve per coprire oltre il 30 per cento del fabbisogno per la pasta. Tradotto vuol dire che un pacco di pasta su tre è fatto con grano importato dall’estero. Mentre con l’import si copre circa la metà del pane in vendita in Italia. Comunque sia, possibili effetti sui prezzi della pasta non si giustificano in quanto l”incidenza della materia prima sui prezzi della pasta è solo del 25 per cento. L’aumento dei prezzi del grano duro del 30 per cento dovrebbe incidere del 0,08 euro/kg sul prezzo della pasta ed invece, questo non sta accadendo. Quindi non si giustificano gli aumenti del prezzo della pasta. Un aumento del prezzo della pasta e da considerarsi speculativo da parte dell’industria molitoria e pastaria. Anche l’incidenza della materia prima sui prezzi del pane è solo del 10-12 per l’aumento dei prezzi del grano tenero del 50 per cento dovrebbe incidere del 0,10 euro/kg sul prezzo del pane. Quindi non si giustificano gli aumenti del prezzo del pane che invece, ci sono stati. Pertanto qualsiasi aumento del prezzo della pane e da considerarsi speculativo da parte dell’industria molitoria e dei panifici. Sui recenti squilibri nella produzione cerealicola mondiale la FAO ha annunciato che il 24 settembre prossimo presso la sede di Roma si terrà una riunione speciale di un giorno del Gruppo Intergovernativo sui Cereali e del Gruppo Intergovernativo sul Riso. Gli esperti discuteranno sulle tensioni che attraversano i mercati dei cereali. Il bando alle esportazioni di grano dalla Russia sta già producendo degli effetti. Esso sta dando infatti, modo ai principali trader mondiali di materie prime del grano di rivedere i contratti, in forza della scarsità di forniture dalla Russia come ha rivelato il Financial Times nelle scorse settimane. Nel frattempo, in Italia, dal luglio 2010 ad oggi si sono registrati aumenti dei prezzi del grano tenero pari al +70 euo/ton e del grano duro +50 euo/ton, un aumento ingiustificato. Promette guerra alle speculazioni sul prezzo del grano il ministro per le Politiche Agricole, Giancarlo Galan. Il ministro chiede alle autorità locali e agli organi di vigilanza di indagare sulle motivazioni di questi aumenti. Un intervento quello del ministro seguito al fatto che nelle ultime settimane il prezzo dei prodotti alimentari è schizzato in alto in concomitanza con l’annuncio di un calo delle stime sul raccolto di grano. Lo scorso 26 agosto infatti, il ministero dell’Agricoltura russo ha reso noto che il raccolto dei cereali, tuttora in corso in Russia, si attestava al 25 agosto a 41,5 milioni di tonnellate, con un calo del 31,4 per cento rispetto alla stessa data del 2009. “E’ un aumento speculativo. Qualcuno sta cercando di trarre un guadagno da questa situazione”, è l’opinione che hanno in tanti in merito agli aumenti degli ultimi mesi del prezzo degli alimentari, pane compreso, derivante dall’aumento in particolare del prezzo della farina di grano. Un aumento di cui ne pagano le conseguenze le solite due categorie: gli agricoltori e i consumatori. Secondo il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni quello che si sta verificando è uno ‘scenario atteso e prevedibile’ ed ha precisato che: “Le scorte di grano disponibili sui mercati internazionali sono consistenti e ampiamente capaci di soddisfare anche eventuali campagne di acquisto della Russia. I 5 milioni di tonnellate di grano, che sono la quantità prevista per il fabbisogno di Mosca, equivalgono alle disponibilità del solo Kazakistan, in un mercato che vanta scorte attualmente pari a ben 190 milioni di tonnellate”. Sulla stessa lunghezza d’onda Aldo Di Biagio, deputato di ‘Futuro e Liberta’ che in un’interrogazione ha sollecitato i ministeri competenti ad intervenire con misure adeguate contro la speculazione, ma anche contro l’illegalità. “In Italia è in atto una grave speculazione sul prezzo della materia prima lavorata che va ad unirsi ad un incremento del prezzo fisiologico dovuto alle incombenze ambientali di queste settimane in Russia e Ucraina”, ha dichiarato Di Biagio, affermando anche che: “Se alla speculazione si unisce il perdurare di una condizione di illegalità ed abusivismo nel settore della manifattura dei prodotti da forno in particolare nel meridione di Italia, è chiaro che rischiamo di assistere al tracollo di tutto il comparto della panificazione chiamata a fronteggiare sia la concorrenza sleale che i costi troppo alti delle farine”. “Urge un intervento del Governo volto ad intervenire su questa crescita esponenziale monitorando le dinamiche di rimodulazione dei prezzi dalla materia prima al prodotto lavorato, arrivando a calmierare i prezzi dei prodotti da forno in alcune regioni”, ha concluso il parlamentare.
A delineare un quadro preciso della situazione in Italia sugli ultimi sviluppi del mercato dei cereali dopo i recenti eventi delle ultime settimane è stato Angelo Frascarelli, professore associato alla Facoltà di Agraria all’Università di Perugia e direttore del centro per lo Sviluppo Agricolo e rurale di Perugia. Secondo Frascarelli gli aumenti sono auspicabili per la reddittività dei coltivatori, che in Italia da due anni sono sottopagati, mentre quelli sui prezzi dei prodotti trasformati, in particolare pane e pasta, sono solo di natura speculativa. L’esperto ha affermato che: “le ultime pessime previsioni che pervengono dalla Russia, dall’Ucraina e dal Kazakhstan, tra i maggiori produttori ed esportatori di cereali al mondo giustificano taluni aumenti. Questi Paesi incidono per il 14 per cento sulla produzione mondiale”. Quindi per l’esperto il calo della produzione in questi Paesi, -20 per cento, e il blocco dell’export giustificano l’aumento dei prezzi dell’ultimo mese. Anche perchè i prezzi dell’ultimo anno erano stati tra i più bassi del decennio. Però Frascarelli ha anche spiegato che: “Un rialzo dei prezzi è giustificato dai dati reali, ma non si giustifica l’impennata dell’ultimo mese, gli aumenti sono stati troppi rilevanti e repentini”. “la produzione mondiale nel 2010 pari a 651 milioni di tonnellate è equilibrata rispetto ai consumi, 655 milioni di tonnellate; le scorte sono abbondanti, 192 milioni di tonnellate. L’impennata dei prezzi dell’ultimo mese non è giustificata solamente dai dati reali; quindi c’è una forte componente speculativa. E’ difficile sapere quando si fermeranno le speculazioni”, ha spiegato ancora il prof. Frascarelli.
Ferdinando Pelliccia