COLLOQUI DI PACE ISRAELE-PALESTINA / Egitto, Netanyahu e Abu Mazen incontrano Clinton e Mubarak a Sharm el-Sheikh

COLLOQUI DI PACE ISRAELE-PALESTINA – Dopo i colloqui diretti di Washington, i primi degli ultimi venti mesi, il processo di pace israelo-palestinese vive la sua seconda a tappa a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen incontreranno Hillary Clinton e il presidente egiziano Hosni Mubarak.

«NESSUNA ALTERNATIVA» - Il segretario di Stato americano è arrivato nella città sul mar Rosso, dove da ieri si erano trasferiti i suoi interlocutori. Gli Stati Uniti sono ottimisti sulla seconda tornata di colloqui e sperano «di superare gli ostacoli nel giro di due settimane», ha detto ha affermato il portavoce del Dipartimento di Stato Philip Crowley, secondo cui le prossime settimane saranno «decisive». «Abbiamo alcune sfide immediate da superare – ha detto Crowley mentre il segretario di Stato Hillary Clinton partiva alla volta dell’Egitto – che richiedono a tutte le parti di lavorare in maniera costruttiva». «Arriveremo a un accordo» ha detto la Clinton ottimista: «la scelta – ha aggiunto – è una sola: nessun negoziato, nessuna sicurezza, nessuno stato». A Sharm el-Sheikh sarà presente anche l’inviato speciale americano per il Medio Oriente, George Mitchell, che illustrerà poi i contenuti del colloqui. Il paese ospitante ha organizzato una cena finale a cui parteciperanno anche il ministro degli Esteri egiziano Ahmad Abul Gheit. Ancora non è dato sapere se Netanyahu e Abu Mazen parleranno con i giornalisti.

L’AGENDA DELLE TRATTATIVE – Secondo alcuni media arabi, il dialogo avrà un’appendice mercoledì a Gerusalemme, in cui sarà stabilita la data della terza ronda di negoziati. Secondo il quotidiano in lingua araba con sede a Londra Al Hayat, il prossimo appuntamento sarà il 22 settembre e New York. Al momento mancano conferme ufficiali.

IL NODO DELLE COLONIE – La vigilia è stata agitata dalle dichiarazioni di Netanyahu, che ha ribadito di non voler prorogare il congelamento degli insediamenti, che scadrà il 26 settembre, dopo dieci mesi. Lo stop alla costruzione di case per coloni è una delle condizioni necessarie, secondo i palestinesi, per arrivare ad un accordo di pace. «Da un lato bloccheremo la costruzione delle migliaia di abitazioni in attesa di autorizzazione, ma dall’altro non congeleremo la vita e le costruzioni degli abitanti della Cisgiordania», aveva detto ieri il premier israeliano in una riunione con l’inviato speciale del Quartetto per il Medio Oriente Tony Blair

Fonte: Agi