I NEMICI DELLA RETE / Internet in Italia – Alessandro Gilioli e Arturo Di Corinto denunciano i rischi per la libertà della Rete in Italia. Alessandro Gilioli, già direttore di Happy Web e attualmente caporedattore dell’Espresso, è uno dei giornalisti italiani più attenti alla Rete e ai problemi del suo sviluppo e della sua libertà, tanto da diventare anche uno dei blogger più letti in Italia (con Piovono rane); è anche uno degli animatori del Popolo Viola, il movimento spontaneo e autogestito, nato in Rete per opporsi al berlusconismo, anche al di là dei limiti e dei compromessi degli stessi partiti dell’opposizione parlamentare.
Arturo Di Corinto, giornalista e saggista, nonché attivista per i diritti civili, è stato uno dei pionieri della Rete in Italia e del suo uso sociale, critico, alternativo, fin dai tempi di Av.A.Na. BBS. Tra i suoi libri e saggi sull’open source, sul diritto d’autore e sull’innovazione tecnologica, ricordiamo per esempio Hacktivism. La libertà nelle maglie della rete scritto con Tommaso Tozzi.
Di Corinto e Gilioli sono gli autori del libro I nemici della Rete, appena uscito per i tipi della Bur-Rizzoli con il sottotitolo: L’Italia sta perdendo la corsa al digitale.Tutti i colpevoli per incapacità ed interesse, di un disastro che ci costerà caro e con la prefazione dell’ex garante della privacy Stefano Rodotà.
Gilioli è stato uno dei primi giornalisti italiani a raccontare in modo serio e documentato la parabola imprenditoriale e politica di Silvio Berlusconi, inquietante per la democrazia e la legalità. Il vizio di origine nel deficit di investimenti pubblici e privati nello sviluppo della banda larga in Italia e i tentativi continui di imbrigliare a livello legislativo la libertà della Rete stanno proprio nelle radici tutte televisive del berlusconismo: una comunicazione unilaterale, di massa e commerciale, che è l’opposto delle dinamiche partecipative che si possono sviluppare sul web.
In questo strabismo televisivo, volto a difendere gli interessi dell’oligopolio televisivo della sua famiglia, nasce l’indifferenza dello Stato nei confronti di una reale “digitalizzazione” (sul web) della società italiana; gli investimenti, gli incentivi fiscali e tutto il resto sono dedicati al massimo al digitale terrestre.
I nemici della Rete – secondo Gilioli e Di Corinto – sono la Carlucci e il suo collega Luca Barbareschi (finiano ma non meno insensibile alle garanzie di libertà sulla Rete), non a caso strane figure, tipicamente italiane, di incrocio fra politico e personaggio televisivo. Nemici della Rete sono anche D’Elia, Baccini, perfino Schifani e il garantista di destra Pecorella.
Tutte le accuse sono documentate da dichiarazioni parlamentari (ufficiali quanto superficiali), e poi interrogazioni, proposte di legge, emendamenti. Si va dalle pene pesantissime, quasi iraniane, nei confronti dei blogger che diffamerebbero, all’obbligo di rettifica on line entro 48 ore; dalle vicende del decreto Urbani alla lotta, anche in dispregio alla tanto invocata privacy, contro il download di opere protette dal copyright, in nome della difesa delle grandi major dell’intrattenimento.
Il saggio è impietoso anche con i ritardi, il passatismo, l’ignavia e la debolezza di certi leader del centrosinistra come Rutelli o D’Alema, ma salva le iniziative delle nuove generazioni dei Civati e degli Scalfarotto.
Non manca la descrizione dall’interno della vicenda del Popolo Viola antiberlusconiano, che potrebbe diventare il Move on italiano, il movimento nato nella Rete Usa tra adolescenti e giovani contro la guerra in Iraq e poi diventato la base della vittoria insperata e imprevista di Obama.
Il piccolo popolo della Rete di Destra si scontra invece con un’inveterata tendenza del centrodestra a criminalizzare il dissenso; non a caso “Generazione Italia”, il movimento dei fan di Fini, si serve della Rete per reagire allo strapotere mediatico di Berlusconi.
Il libro si chiude con le speranze di crescita di un’autentica cultura digitale, definita Fratelli di e-Talia: dai centri di ricerca di eccellenza, ai Linux Club e al movimento italiano per l’Open Source, la lotta per sfuggire a un’idea vecchia e superata di copyright, esperienze da sempre raccontate con passione da Di Corinto.
L’unica pecca, forse, è l’assenza di una parte dedicata alle esperienze autogestite di lavoratori-blogger e del “nuovo sindacalismo on line”, soprattutto nelle aziende della Rete e dell’ICT, con relativa repressione. Vengono invece descritte bene le difficoltà delle imprese italiane a fare i conti fino in fondo con la rivoluzione del web.
Fonte: ZEUS News