COCAINA IN BOLIVIA – Il governo boliviano ha abrogato una nuova legge sulla produzione di coca che riduce di due terzi il numero di foglie che i coltivatori possono vendere. La legge, approvata lo scorso mese, ha scatenato le proteste dei coltivatori di coca che hanno bloccato la strada principale che unisce la regione amazzonica alla capitala La Paz.
In base alla nuova legge -secondo il governo finalizzata a fermare la vendita delle foglie di coca ai trafficanti di droga- i coltivatori avrebbero potuto vendere poco più di 2 chilogrammi di foglie al mese contro i 7 chili precedenti. Inoltre le vendite sarebbero state controllate dal governo centrale invece che dalle comunità locali.
In una conferenza stampa, il ministro dell’Interno Sacha Llorenti Solis ha annunciato che la legge sarà ritirata perché non tutti i cocaleros sono stati consultati: “Per questo motivo, riconoscendo il nostro errore, siamo tornati indietro e abbiamo annullato la legge. Vogliamo che sia chiaro che ogni cambiamento sarà fatto dopo aver consultato le organizzazioni sociali, aver ottenuto il loro consenso e in coordinazione con loro”. Il ministro ha poi chiesto ai manifestanti di porre fine alle proteste.
Ma Ramiro Sanchez, presidente della Adepcoca, la principale organizzazione di coltivatori di caca, ha detto alla ‘Bbc’ che i quattromila manifestanti proseguiranno il blocco stradale perché, nonostante l’abrogazione della legge, ci sono altri otto punti che vogliono discutere con il governo, come la costruzione di una fabbrica della coca e il risanamento delle strade. “Per noi non ci sono abbastanza garanzie per porre fine al blocco stradale. Per questo devono venire qui. Non possiamo dialogare se restano lassù”, ha detto Sanchez alla ‘Bbc’, riferendosi alla capitale amministrativa della Bolivia, che si trova a 4.000 metri di altezza.
Non è la prima volta che si verificano contrasti tra i coltivatori di coca, da sempre sostenitori del Movimento al Socialismo, tuttora al governo, e il presidente Evo Morales, lui stesso coltivatore di coca in passato. A maggio due persone sono morte negli scontri tra polizia e manifestanti della provincia di Caranavi, che avevano bloccato una strada per protestare contro il governo.
NTNN