– Una mostra che vuole essere un’esplosione di colore, vivacità e vitalità. E’ questo l’effetto delle opere di Pablo Echaurren, esposte a Palazzo Cipolla a Roma fino al 13 marzo. La mostra, dal titolo “Crhomo Sapiens“, rappresenta un viaggio alla scoperta della vita di questo artista poliedrico, che ha coltivato e fatto proprie molte forme d’arte, restituendoci una purezza e una semplicità che è raro incontrare. Termini, questi, che non vogliono essere riduttivi dell’arte di Echaurren, la quale, infatti, è pregna di influenze da parte di surrealismo e futurismo novecenteschi (basti pensare pensare ai collage realizzati proprio a partire da testi originali che provengono dal periodo futurista) ma anche di musica, elemento fondamentale della sua vita trascorsa tra “bassi e colori”. La opere sono disposte in modo che la mostra risulti suddivisa in cinque sezioni: Roma, la città natale tanto cara a Pablo, ridisegnata con obelischi, cupole oltre al il simbolo per eccellenza, il Colosseo, su uno sfondo potremo dire gotico, cupo, fatto di scheletri e ossa che si snodano. Ma è proprio l’elemento gotico ad essere stravolto nei suoi quadri, lui stesso dichiara di essere cupo e su di lui: “il colore è una sorta di autoterapia. Invecchiando la parte più cupa è riemersa. È il gotico che è in me che viene rappresentato. La gente pensa che il gotico sia spaventoso ma tutti quei corpi, ghigni, scheletri, non servono a spaventare le persone, bensì a tenere lontano il diavolo. Ha una funzione esorcizzante”. L’osservatore viene accompagnato alla sezione dedicata alle ceramiche di Faenza. Nella città romagnola, l’artista si è misurato con una forma d’arte mai praticata. Echaurren racconta, in un’intervista a Vincenzo Mollica: “Ho provato perfino a fare gioielli di tipo berniniano e strumenti musicali. Ho sempre pensato che ci si può spalmare su tutto se viene decorosamente bene. Sarebbe davvero miserabile fermarsi solo sulle cose che vengono bene”. La terza sezione riguarda l’editoria. Echaurren è anche scrittore e creatore di opere dove l’immaginazione trova ampio spazio, come i collage, gli innumerevoli fumetti, la cartellonistica, i romanzi (tra le sue ultime opere ricordiamo Chiamatemi Pablo Ramone e Terre di Siena, pubblicati rispettivamente nel 2006 e nel 2007 dalla casa editrice Fernandel) e le collaborazioni con riviste come “Rinascita” e “Linea d’ombra”. La musica è la quarta sezione: la sua passione per il basso si esprime nella creazione di collage e tele dove il colore abbraccia lo strumento in un armonia senza fine. La natura chiude la mostra e con essa l’osservatore ne uscirà incantato. “Il meraviglioso ci circonda, come l’atmosfera, solo che noi non ce ne accorgiamo” diceva Baudelaire. Con Pablo Echaurren la consapevolezza del meraviglioso è di fronte a noi.