Dopo gli Usa anche Israele congela il contributo Unesco dopo ammissione Palestina

 

Dopo la decisione degli Usa di bloccare i pagamenti annuali all’Unesco – ben 60 milioni di dollari, pari al 20% del bilancio totale su cui si regge l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’istruzione, la cultura e la scienza – conseguente alla decisione di ammettere la Palestina all’interno dell’organismo Onu come stato membro a tutti gli effetti, arriva oggi il blocco anche da parte di Israele.

Il premier Benyamin Netanyahu ha dunque fatto sapere ufficialmente che non farà pervenire all’Unesco i 2 milioni di dollari di contributo al bilancio stabilito annualmente, in protesta con un voto di ammissione che “allontana la pace, invece di avvicinarla”. Secondo il premier israeliano, qualsiasi tentativo di inglobare lo Stato della Palestina all’interno di organismi e organizzazioni internazionali (come l’Onu) è destinato a fallire, e l’unico modo per tentare il dialogo tra le parti è costituito da “negoziati diretti, senza condizioni preliminari”.

Si tratta evidentemente di un ulteriore modo per ribadire che il governo di Israele non ha intenzione di porre nessun blocco agli insediamenti ebraici in Cisgiordania e nei territori di confine (il cui allargamento è stato al contrario incentivato proprio in risposta polemica a questo di ammissione all’Unesco), condizione che invece l’Autorità Palestinese antepone alla ripresa delle trattative.

 

 

Annarita Favilla