Siria: scaduto l’ultimatum della Lega Araba. Assad pronto a “morire” per il suo Paese

Lega Araba

SIRIA: SCADUTO ULTIMATUM LEGA ARABA – Alla mezzanotte di oggi è scaduto l’ultimatum di tre giorni che la Lega Araba aveva dato alla Siria per mettere fine alle violenta repressione contro la popolazione civile, dietro minaccia di sanzioni economiche. L’ultimatum al regime del presidente siriano Bashar Al Assad, che da mesi ha messo in atto una sanguinosa repressione per fermare le proteste della popolazione, era stato dato mercoledì 16 novembre al vertice di Rabat dell’organizzazione panaraba. In quell’occasione era stata anche ufficializzata la sospensione della Siria dalla Lega Araba, decisa il 12 novembre.

Le violenze contro i civili però non si sono fermate. L’opposizione siriana ha denunciato l’uccisione, solo ieri, di 19 persone da parte delle forze di sicurezza di Assad, mentre proseguono gli attacchi alle città dove si continua a protestare sfidando il regime. Le uccisioni, segnalate dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono avvenute ad Hama, Homs, Idlib e Qusseir. Circa 2.000 militari e agenti delle forze di sicurezza hanno circondato alcuni villaggi nella provincia di Hama, costringendo diverse famiglie a fuggire, hanno detto gli attivisti siriani ad Al Jazeera.

Il ritiro dell’esercito dalle città della Siria è invece uno dei punti chiave del piano di pace proposto dalla Lega Araba il 2 novembre scorso. Piano che obbliga inoltre il regime di Assad a porre fine alle violenze, a liberare le persone arrestate dall’inizio delle manifestazioni, il 15 marzo scorso, ad avviare il dialogo con le opposizioni e a consentire l’arrivo in Siria di osservatori della Lega Araba per monitorare la situazione del Paese. Piano a cui però Damasco non ha dato seguito, per questo la Lega Araba ha deciso di sospendere la Siria.

Il regime di Assad aveva infine accettato la missione di osservatori della Lega Araba in Siria, chiedendo però alcune modifiche con una lettera inviata dal ministro degli Esteri siriano Walid el Moallem al segretario generale della Lega Araba Nabil el Araby. Le modifiche alla missione di una delegazione di 500 osservatori della Lega Araba riguardavano lo status legale e i doveri della missione stessa. Modifiche che tuttavia sono state respinte oggi dalla Lega Araba, poiché avrebbero snaturato il senso della missione. In un comunicato la Lega ha spiegato che le modifiche chieste da Damasco “cambierebbero radicalmente la natura della missione, che consiste nel monitorare l’applicazione del piano arabo per mettere fine alla crisi in Siria e proteggere i civili siriani“. Nel comunicato si aggiunge che “la Lega è determinata a trovare una soluzione alla crisi siriana in un quadro arabo, per mettere fine alla violenza e alle morte e dare risposte alle ambizioni del popolo siriano per un cambiamento e riforme politiche ed economiche”.

Intanto e nonostante sia scaduto l’ultimatum per la fine delle violenze, nuove repressioni contro la popolazione civile sono state messe in atto anche oggi dal regime di Assad. Attacchi delle forze di sicurezza sono stati segnalati ad Hama, Homs e Idlib. Anche i carri armati dell’esercito continuano a spostarsi nel Paese, in spregio alla richiesta della Lega Araba di ritirare le forze militari dalle città.

La situazione in Siria si fa pertanto sempre più difficile, mentre il presidente Bashar al Assad alza i toni. In un’intervista esclusiva al quotidiano britannico Sunday Times, Assad avverte che un intervento militare in Siria provocherebbe “un terremoto” in tutto il Medio Oriente e aggiunge di essere pronto a “morire” per il suo Paese. Il Presidente siriano è convinto che “il conflitto andrà avanti e che continueranno le pressioni per sottomettere la Siria, ma la Siria non si piegherà e continuerà a resistere“.

Assad accusa la Lega Araba di aver sospeso la Siria dall’organizzazione per fornire un “pretesto a un intervento militare” nel Paese. Un intervento come quello in Libia, ha aggiunto il presidente siriano, ma che “destabilizzerebbe tutta la regione” del Medio Oriente. “Tutti i Paesi ne pagherebbero le conseguenze”, ha ammonito Assad.

Nel frattempo, però, è stata colpita a Damasco la sede del Partito Baath, il partito del Presidente Assad. La Bbc, citando alcuni testimoni, ha riferito che la sede del partito è stata colpita da due granate.

Oggi la Lega Araba ha indetto per giovedì prossimo, 24 novembre, al Cairo una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dei Paesi membri dell’organizzazione per discutere della difficile situazione in Siria

Martedì, invece, le Nazioni Unite sono chiamate a esprimersi sulla mozione presentata da Regno Unito, Stati Uniti e Francia contro Damasco.

Anche l’Organizzazione per la conferenza islamica (Oci), formata da 57 membri tra cui l’Iran, alleato di Damasco, ha annunciato oggi di avere convocato una riunione straordinaria del suo comitato esecutivo per il 26 novembre prossimo a Jeddah, in Arabia Saudita. L’Oci chiederà al presidente Bashar al Assad di “fermare il bagno di sangue” in Siria e lo inviterà a prendere in considerazione “un possibile dialogo” con l’opposizione per realizzare le riforme politiche promesse.

Stati Uniti, Russia e Turchia temono che la Siria sprofondi in una guerra civile.

Redazione