ELEZIONI IN RUSSIA – Anche se il consenso di Vladimir Putin è crollato sensibilmente il partito Russia Unita si aggiudica la maggioranza assoluta, grazie ad un elaborato sistema di calcoli elettorali che consente di aggiudicarsi 238 seggi su 450 con il 49,67% dei consensi. Grazie al meccanismo proporzionale i consensi ottenuti dai partiti che non hanno oltrepassato la soglia del 7% vengono ridistribuiti, motivo per cui il partito del premier avrà una maggioranza piena, seppur risicata, con 13 seggi in più, il che consentirà di governare autonomamente e senza sottostare a traballanti coalizioni politiche. Ma il dato che balza subito all’occhio è il crollo dei partiti filoccidentali e l’avanzata dei comunisti che beneficeranno di ben 92 seggi, il doppio rispetto alle precedenti elezioni. E proprio i comunisti, spronati dal leader Ghennadi Ziuganov, oggi scenderanno in piazza per protestare contro i brogli e gli arresti di 350 persone che ieri hanno manifestato in piazza. Al partito putiniano spetta ora il difficile compito di arginare la crisi internazionale in territorio russo e il diffuso malcontento popolare per la corruzione crescente e di far fronte agli stipendi iniqui tra le varie classi sociali, il carente sistema sanitario e quello scolastico, oltre al fatto che 20 milioni di cittadini vivono al di sotto della soglia di povertà. Vladimir Putin potrà contare sull’appoggio dell’oligarchia economica che lo sostiene, ma qualora i poteri forti dovessero convincersi che il consenso del premier sia in progressivo calo, per la Russia sarebbe un vero e proprio terremoto politico.
Luigi Ciamburro