
MANOVRA: CORTE DEI CONTI SCETTICA SU TASSA CAPITALI SCUDATI – Tra le misure previste dalla manovra anti crisi varata dal governo nei giorni scorsi, oltre ai discussi interventi in materia di Ici e pensioni, anche una tassa sui capitali depositati su conti esteri e fatti rientrare con lo scudo fiscale. Ma l’imposta potrebbe sparire dal testo o comunque essere modificata, visto che da più parti sono state espresse perplessità in merito. Ieri i tecnici della Camera si sono detti dubbiosi, spiegando, nella relazione del Sevizio Bilancio che l’imposta “potrebbe non trovare applicazione” in seguito all’eventualità che il contribuente abbia “spostato la sua posizione presso un altro intermediario” o investito “i capitaali già emersi” in altre attività.
Scettica anche la Corte dei Conti, come spiega il presidente Luigi Giampaolino in audizione in Parlamento. Giampaolino sottolinea che la tassa una tantum dell’1,5% sui capitali scudati potrebbe non portare a “conseguire il livello di gettito atteso”, poiché “le operazioni di regolarizzazione sono avvenute avvalendosi per lo più di società di comodo” e quindi “hanno avuto tutto il tempo di scomparire senza lasciare traccia”. Questo potrebbe dunque portare il provvedimento ad avere effetti non tanto sui grandi capitali quanto sulle “persone fisiche che hanno approfittato dello scudo per sanare anche violazioni di carattere formale, o comunque minori”. Il presidente della Corte dei Conti ha poi spiegato che la manovra avrà “un forte impatto sociale” e che i primi effetti si vedranno soprattutto “sulla dinamica dei prezzi al consumo, con un effetto di maggiore inflazione”.
Inoltre Giampaolino non ha escluso il rischio recessione per l’Italia, poiché “il ricorso prevalente a manovre che impiegano lo strumento fiscale” potrebbe contribuire “a determinare una spirale negativa, nella quale dosi sempre maggiori di restrizione sono imposti proprio dagli impulsi recessivi che vengono trasmessi all’economia”.
T.D.C.