
COSTI POLITICA VITALIZI – Tra lamenti di rabbia della gente comune per l’aumento dell’Iva, il ritorno all’Ici, ora Imu, il problema delle pensioni ma non solo, i parlamentari possono per il momento tirare un sospiro di sollievo in seguito allla rinuncia, da parte del governo, di adattare i salari agli standard dei colleghi europei.
Secondo quanto stabilito dall’emendamento del governo alla manovra, a procedere al taglio dei salari dei dipendenti di Camera e Senato sarà il Parlamento anzichè il governo. Il compito in realtà spettava proprio a quest’ultimo stando al testo del decreto approvato dal Consiglio dei ministri e di conseguenza sarebbe dovuta essere la squadra di governo ad apportare dette modifiche sulla base dei risultati della commissione Giovannini circa la retribuzione media di un politico a livello europeo. I tempi per attuare i tagli, tuttavia dovranno essere brevi. Infatti, secondo un emendamento presentato in Commissione Bilancio e Finanze della Camera, se entro il 31 dicembre 2011 la commissione con alla guida il presidente dell’Istat non dovesse aver terminato il dossier circa il confronto Ue sugli stipendi dei titolari delle cariche elettive e dei vertici delle pubbliche amministrazioni, “Parlamento e Governo, ciascuno nell’ambito delle proprie attribuzioni, assumono immediate iniziative idonee” ad attuarlo.
Continua invece la riforma dei vitalizi che oggi incasserà il sì definitivo degli uffici di presidenza di Camera e Senato. Dal primo giorno del 2012, verrà quindi introdotto il sistema di calcolo contributivo, ossia quello previsto per tutti i lavoratori. L’applicazione avverrà per intero per i neo eletti e pro rata per gli onorevoli. Secondo quanto stabilito da Fini, Schifani e il ministro del Welfare, Elsa Fornero, deputati e senatori (parlamentari per almeno due legislature) non vedranno giungere la pensione prima dei 60 anni di età e non prima dei 65 anni per tutti i ricoprenti una sola ma intera legislatura.
Non poche le polemiche e in merito il questore della Camera Antonio Mazzocchi, ha spiegato: “I parlamentari non prenderanno più il vitalizio“, il quale ha parlato di “rivoluzione cui la stampa non ha dato abbastanza risalto“: “Chi è stato parlamentare per una sola legislatura andrà in pensione a 65 anni con poco più di 800 euro, chi ne ha fatte due percepirà a 60 anni 1300 euro”. Risultato? “Nessuno più vorrà fare il deputato. Solo il ricco industriale potrà farlo. Perché un funzionario della pubblica amministrazione, ad esempio, dovrebbe rinunciare alla sua carriera?”
Per quanto riguarda il taglio dei salari invece si attenderà fino alla decisione della commissione guidata dal presidente Istat, Enrico Giovannini, tuttavia “se non avrà concluso i lavori dal primo gennaio e nel più breve tempo possibile procederemo autonomamente alla riforma prevista. Serviranno – ha concluso Fini – almeno 15 giorni e comunque entro fine gennaio daremo corso alle modifiche dei meccanismi relativi alle indennità”.
Luca Bagaglini