SPECULAZIONE FINANZIARIA DANIMARCA – Gli speculatori finanziari sembrano aggirarsi anche dalle parti di Copenhagen. A pensarlo – e temerlo – sono alcuni economisti danesi, che da un po’ stanno seguendo le mosse dei grandi investitori. Alcuni dei quali, secondo Finn Østrup, professore di economia alla Copenhagen Business School, stanno cercando ovunque punti deboli dove speculare: “Ora hanno trovato la Danimarca” dice Østrup al quotidiano Politiken: “Non c’è nessuna certezza che il nostro paese continuerà ad essere un rifugio sicuro per gli investitori”.
I timori degli economisti sono legati soprattutto ad alcune considerazioni che stanno circolando negli ambienti dell’alta finanza. Qualcuno comincia infatti a vociferare che la Danske Bank, il maggior istituto di credito del paese, abbia superato la soglia massima di indebitamento: troppo tardi per tornare indietro e troppo tardi per salvare la banca.
Spiega il Copenhagen Post che le difficoltà che stanno colpendo le banche danesi da una parte e quella del mercato immobiliare dall’altra rappresentano due punti deboli del sistema: non una novità, per chi vive in Danimarca, una novità invece per gli investitori stranieri che stanno iniziando a rendersi conto della potenziale vulnerabilità del piccolo paese scandinavo.
Soprattutto oltreoceano, c’è chi comincia a scommettere che i danesi si spingeranno in breve oltre quell’immaginaria linea che sconfina nell’insolvenza. Se questa convinzione dovesse trovare consensi nel settore finanziario, per la Danimarca potrebbe essere un enorme problema: perdere la fiducia significa perdere i finanziamenti esteri dai quali le banche del paese sono molto dipendenti.
E qui si torna al punto di partenza, l’ipotesi cioè che la Danske Bank possa essere molto più vicina di quanto si pensi al punto di non ritorno. Se fosse vero, il paese non avrebbe le risorse sufficienti per rifinanziarla senza a sua volta indebitarsi. Dagli ambienti della Danske Bank arrivano parole tranquillizzanti sulla situazione dell’istituto di credito. Ma di questi tempi, anche solo essere lontanamente nel mirino degli speculatori finanziari è motivo sufficiente a far suonare l’allarme.
Antonio Scafati