
11 GENNAIO 1944: FUCILAZIONE GALEAZZO CIANO – Quella di Galeazzo Ciano è una delle figure di maggiore spicco all’interno del regime fascista che guidò l’Italia dal 1922 al 1943.
La storia è ben nota: Benito Mussolini arriva al potere con la marcia su Roma, il 30 ottobre del 1922: in questa data quello che di lì a poco diventerà il Duce entra nella Capitale con decine di migliaia di uomini e, poco dopo, viene incaricato da re Vittorio Emanuele III di formare un governo, che nel giro di due anni diventa una vera e propria dittatura.
Nel corso degli anni Venti il regime fascista si consolida: Mussolini si attribuisce ampissimi poteri ed emana una serie di leggi liberticide. A questo si unisce un capillare sistema di propaganda e di repressione del dissenso. Nel decennio successivo, poi, il Duce si avvicina sempre di più ad Adolf Hitler, arrivato alla guida della Germania nel 1933, e sostiene il futuro dittatore Francisco Franco nel quadro della guerra civile spagnola.
In questo contesto politico agisce dunque Galeazzo Ciano, nato a Livorno nel 1903, che nel 1930 sposa la figlia di Mussolini, Edda, e sei anni più tardi assume la carica di ministro degli Esteri del regime. Ciano è uno dei principali collaboratori del Duce, con il quale tuttavia ha varie divergenze: uno dei maggiori dissidi tra i due riguarda il Patto d’Acciaio tra l’Italia fascista e la Germania nazista, che Ciano non vorrebbe firmare ma che infine viene sottoscritto su pressione di Mussolini. Ciano è infatti piuttosto diffidente nei confronti di Hitler e secondo molti storici fu uno dei più convinti sostenitori della posizione di non belligeranza dell’Italia all’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
L’Italia, comunque, entra nel conflitto nel 1940, quando Mussolini è convinto che la Germania stia per arrivare alla vittoria: gli eventi, però, si evolvono diversamente e – dopo la disastrosa campagna italiana in Grecia, l’attacco tedesco all’Urss e l’entrata in guerra degli Usa – l’Italia firma l’armistizio con gli angloamericani a settembre del 1943.
Meno di due mesi prima, il 25 luglio, in seno al Gran consiglio del fascismo era stata avanzata la proposta di destituire Mussolini: in quest’occasione Ciano aveva espresso voto favorevole alla mozione, schierandosi così contro il suocero e dando un colpo mortale al prestigio del Duce. Dopo la firma dell’armistizio, Ciano viene arrestato dai tedeschi e consegnato alla Repubblica Sociale, costituita da Mussolini nel nord Italia. L’ex ministro degli Esteri e altri gerarchi – Luciano Gottardi, Giovanni Marinelli, Emilio De Bono e Carlo Pareschi – vengono giudicati colpevoli di alto tradimento e giustiziati l’11 gennaio del 1944.
Dopo la fucilazione del marito Edda Mussolini scappa in Svizzera, portando con sé i famosi diari scritti da Ciano in persona, in cui sono riportati i retroscena del regime nei primi quattro anni della Seconda Guerra Mondiale e che oggi vengono ritenuti un’importantissima fonte storica.
Paolo Battisti