Mafia, si stringe il cerchio intorno a Messina Denaro: maxisequestro di beni a Trapani

L'identikit di Matteo Messina Denaro

MAFIA: MAXISEQUESTRO BENI A TRAPANI – Sono quasi due decenni che Matteo Messina Denaro è ricercato dalle forze dell’ordine. Sulla sua testa pendono, tra le altre, accuse di strage, omicidio, associazione di stampo mafioso e furto. Il boss di Cosa Nostra, classe 1962, è stato condannato in via definitiva per le stragi del 1993 e proprio nei giorni scorsi gli è stato assegnato un altro ergastolo nel quadro del processo sull’omicidio di Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino: il ragazzino venne rapito per indurre il padre a smettere di collaborare con gli inquirenti e poi ucciso e sciolto nell’acido a gennaio del 1996.

Intanto la caccia a Messina Denaro non si ferma e il cerchio intorno a lui sembra stringersi progressivamente. Oggi arriva la notizia di un maxisequestro di beni per un valore di 25 milioni di euro intestati a Michele Mazzara, imprenditore siciliano che secondo i magistrati di Trapani avrebbe fatto da prestanome per il boss e lo avrebbe ospitato in edifici di sua proprietà. Mazzara è già finito in manette nel 1997 e proprio in seguito all’arresto avrebbe deciso di intestare molti beni ad un altro prestanome, Francesco Nicosia. Le forze dell’ordine hanno dunque posto sotto sequestro un centinaio di beni immoili, 86 conti correnti, due società, una casa di riposo e otto automobili.
Decisivo, per l’attuazione dell’operazione, il ricorso alle intercettazioni telefoniche.

In queste ore si è inoltre appreso che il maxisequestro deriva da un’altra indagine, quella che i pm siciliani stanno conducendo su Antonio d’Alì, senatore Pdl che è stato sottosegretario al Ministero degli Interni all’epoca di Claudio Scajola e di Giuseppe Pisanu.

Redazione online

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