INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO – Sovraffollamento delle carceri, prescrizione che lascia impuniti molti reati, enorme mole di processi in arretrato. Questi sono i problemi che affliggono la giustizia italiana, di cui si è parlato anche ieri nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Rispetto agli altri anni, comunque, la cerimonia in Cassazione si è svolta in un clima decisamente più disteso. Quest’anno non ci sono state, infatti, le proteste dei magistrati e la solita contrapposizione fra Governo e magistratura che ha caratterizzato gli anni dell’esecutivo Berlusconi. I problemi della giustizia italiana ci sono però ancora tutti e ieri, sia il Primo presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, sia il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, hanno sollevato il problema della prescrizione che rende impuniti troppi reati.
Il Primo presidente della Cassazione ha quindi parlato di “abuso del processo”, che spesso viene utilizzato in modo da portare alla “prescrizione dei reati” e dunque “sottrarre il reo alla punizione”. Per questo motivo, Lupo ha chiesto al legislatore di intervenire con adeguate misure dirette a “porre un argine” a “condotte irrispettose della funzione giudiziaria e dolosamente dirette a ritardarne l’esito, che in altri ordinamenti sono penalmente sanzionate”. Il Primo presidente della Cassazione ha poi sollevato la necessità di “un adeguato prolungamento dei termini di prescrizione” per i reati di corruzione, così come raccomandato dall’Ocse.
Il vice presidente del Csm Vietti ha aggiunto: “I reati che destano effettivo allarme sociale siano giudicati con sentenze di merito e non finiscano nell’oblio a causa di un meccanismo della prescrizione che premia l’imputato a scapito della pretesa punitiva dello Stato e delle ragioni delle parti offese”. Vietti aveva già comunicato al quotidiano “Repubblica” la sua proposta: “Fermiamo la prescrizione quando il giudice stabilisce che il processo va fatto”.
Il Presidente di Cassazione ha poi sottolineato che nonostante “l’incessante ed encomiabile impegno delle forze dell’ordine e dei magistrati inquirenti”, rimane l’allarme della “capacità operativa ed espansiva del crimine organizzato sull’intero territorio nazionale e all’estero”. “Inquietante”, ha detto Lupo, è quanto accade in Lombardia, per l’infiltrazione della criminalità organizzata “nell’economia legale, nell’imprenditoria e nella mediazione finanziaria”; soprattutto la “forte capacità di penetrazione” della ‘ndrangheta nei settori “dell’edilizia e di servizi per l’ambiente e la sanità”. Veneto, Lazio e Liguria si segnalano per “l’avvio di attività con reimpiego di capitali illeciti”, mentre infiltrazioni della camorra si segnalano a Roma e “nei territori di Latina, Gaeta e Cassino”.
Dal canto suo, il Ministro della Giustizia Paola Severino è tornata sugli annosi temi del sovraffollamento delle carceri e dell’efficienza della giustizia. A quest’ultimo scopo, il ministro ha parlato di una “nuova cultura” del magistrato, che sia “capace di occuparsi tanto del difficile compito di amministrare la giustizia, quanto dell’oneroso incarico di organizzare le strutture e gli uffici che da lui dipendono in maniera efficace e proficua”. Severino ha quindi espresso la necessità di “diminuire il flusso di entrata nel sistema giudiziario della domanda di giustizia incoraggiando il ricorso a forme di mediazione; garantire la specializzazione dei giudici; aggredire con decisione l’arretrato; procedere alla razionalizzazione organizzativa e tecnologica dell’intera struttura amministrativa dei servizi giudiziari”. Su quest’ultimo punto, il ministro ha sottolineato l’importanza della riorganizzazione informatica della giustizia.
“Il nostro Paese deve recuperare il ruolo di culla del diritto che ad esso è stato riconosciuto per secoli e riaffermare, nella comunità internazionale, l’orgoglio di essere stato tra i promotori dell’Unione Europea, pronto a riconquistare, ne sono sicura, un ruolo trainante pienamente meritato”, ha concluso Paola Severino.
Redazione
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