Riduzione del debito greco: che ruolo giocherà la BCE? Effetto domino per Italia e Spagna?

Lucas Papademos, ex vice Presidente della BCE

IL DEBITO GRECO E LA BCE – Le decisioni che verranno prese nei prossimi giorni dagli investitori europei in merito alla  ristrutturazione del debito greco saranno decisive per il futuro del paese ellenico e di tutta l’Europa.  Al tavolo delle contrattazioni siedono da una parte i creditori privati (per lo più importanti banche  d’investimento francesi e tedesche) e dall’altra i rappresentanti del governo tecnico presieduto  dall’ex vice Presidente della Banca Centrale Europea, Lucas Papademos.

In gioco, la riduzione del 50% del debito greco in possesso degli investitori non istituzionali, pari a ben 100 miliardi di euro,  che permetterebbe al popolo greco di riprendere fiato e al paese di incamminarsi lungo l’impervia  strada della rinascita economica. Il rischio, tuttavia, è che tale soluzione possa non essere sufficiente a riportare il debito pubblico del paese al 120 % rispetto al PIL entro il 2020, condizione minima
prevista dal Fondo monetario internazionale (FMI) affinché la Grecia possa riguadagnare credibilità  sui mercati finanziari ed ottenere lo sblocco di ulteriori finanziamenti.

Parallelamente a queste lunghe e complesse trattative, gli analisti di tutto il mondo si interrogano sul  ruolo che i creditori istituzionali, in possesso di circa 160 miliardi di euro del debito pubblico ellenico, potrebbero a loro volta giocare per invertire la rotta del tracollo economico di Atene. La BCE, in particolare, che rappresenta uno dei principali creditori pubblici del debito greco, potrebbe  certamente recitare una parte decisiva in questa delicata questione: gli esperti del settore avanzano infatti l’ipotesi paradossale di una rinuncia da parte della BCE agli interessi sui titoli di debito greco da lei detenuti, o addirittura di una parziale remissione del montante complessivo da parte della stessa BCE.

L’inconveniente principale di una simile decisione è rappresentato dal possibile effetto domino che si verrebbe ad innescare in paesi quali Italia e Spagna, anch’essi desiderosi di vedere ridotto il proprio debito in capo alla Banca Centrale. L’istituto di Francoforte si trasformerebbe così
facendo in quella che nel linguaggio tecnico viene definita una bad bank, vale a dire un istituto sommerso di titoli “spazzatura”. Tale pratica, inoltre, rischierebbe di essere interpretata come un aiuto di Stato, contrario alle normative comunitarie.

 

Flavia Lucidi