Petrolio: Norvegia e Russia insieme a caccia dell’oro nero nel mare di Barents

CACCIA AL PETROLIO – È aperta la caccia al petrolio sepolto sotto il mare di Barents. In tanti lo vogliono, in tanti ne rivendicano diritti, in tanti spendono soldi che sperano di veder rientrare moltiplicati. Tra questi c’è la Norvegia, paese che sul mare di Barents si affaccia e che al mare di Barents guarda con l’interesse del paese che col petrolio si è arricchito. Oslo non corre da sola: l’asse conla Russia è già stato avviato col programma Barents 2020, che prevede progetti di cooperazione sulla salvaguardia delle attività petrolifere nell’area suddetta. Ora le due nazioni rilanciano e mettono sul tavolo quasi 800.000 euro per studiare nuove tecnologie.

I soldi verranno presi dai fondi già stanziati per il programma Barents 2020. Non parliamo di una cifra esorbitante, è vero, ma basta il segnale: Russia e Norvegia hanno intenzioni serie. Obiettivo del loro programma è studiare le migliori tecnologie per estrarre il petrolio e il gas dal mare di Barents nel modo più sicuro e rispettoso per l’ambiente. 

“Se vogliamo essere pronti a trasformare il Mare di Barents in una provincia energetica, dobbiamo avere la tecnologia necessaria per operare in aree molto vulnerabili” ha spiegato Jonas Gahr Støre, ministro degli esteri norvegese: “La cooperazione tra enti pubblici e privati sia norvegesi che russi è essenziale se vogliano riuscire a sviluppare questa tecnologia”.

Russia e Norvegia puntano molto sul mare di Barents. Al di là dei grandi giacimenti scoperti negli ultimi mesi, soprattutto per Oslo la vera frontiera è quella artica: mettere le mani su un potenziale energetico vastissimo significherebbe consolidare una posizione di leadership nel settore.

 

Antonio Scafati