NAPOLITANO PARLA DI ITALIA E UE – Giorgio Napolitano è tornato a parlare della crisi finanziaria che colpisce l’Italia. In un discorso pronunciato in giornata durante un incontro tra i presidenti delle varie nazioni europee svoltosi ad Helsinki, il Presidente della Repubblica ha ribadito la situazione di difficoltà in cui si trova il Paese a causa della forte recessione economica. Secondo Napolitano l’Italia avrebbe però imboccato la strada giusta e starebbe attuando le riforme necessarie per risollevarsi.
”Ciascun paese deve assumersi le proprie responsabilità. L’Italia lo sta facendo con decisioni difficili e duri sacrifici, in particolare per ridurre l’enorme debito pubblico, e non lasciare che gravi sulle giovani generazioni”, ha dichiarato Napolitano contestualizzando il discorso sull’Italia nel più ampio ambito della crisi a cui è interessata l’Unione Europea. Con tutta l’opinione pubblica europea ed internazionale attenta a quanto in questi giorni sta accadendo in Grecia, agli accordi che il governo ellenico ha raggiunto con i membri della troika per scongiurare il rischio default e alle reazioni della popolazione locale poco disposta ad accettare il programma di austerity imposto dalle autorità europee, Napolitano ha ritenuto necessario insistere sulla questione delle riforme che stanno per essere varate dall’esecutivo italiano.
“Abbiamo dovuto affrontare una fase caratterizzata da preoccupazioni ed incertezza, e infine, positivamente, da cambiamenti. Ma occorrono altri cambiamenti”, ha proseguito il Presidente.
Napolitano ha inoltre analizzato le contingenze storiche che l’Europa, in quanto istituzione, sta attraversando ed ha invitato ad una presa di coscienza della popolazione europea in merito alle difficoltà e alle divisioni interne in cui la Comunità è momentaneamente incorsa: “Fuori dall’Europa c’è domanda di più Europa, ma di un’Europa che abbia una voce sola. Il mondo è radicalmente cambiato, il baricentro dello sviluppo si è alontanato dall’Europa. Che ci piaccia o no dobbiamo riconoscerlo. E lo riconosciamo. Ma esitiamo a trarne le conseguenze, ad agire coerentemente verso una maggiore integrazione”.
Redazione