Grecia: Atene nel caos, il governo vara il piano di austerity, si dimettono alcuni ministri

GRECIA: PIANO AUSTERITY – Atene brucia. Piazza Syntagma è stata messa a ferro e fuoco ieri dai manifestanti scesi in strada per i due giorni di sciopero generale indetti dai sindacati in Grecia. La rabbia e l’esasperazione della gente è arrivata alle stelle. Provati da una crisi gravissima, da una disoccupazione che ha superato il 20% e da durissime misure di austerità, a cui se ne stanno per aggiungere ancora delle altre, i greci sembrano non avere più speranza di futuro dinanzi a sé. Ieri ad Atene è esplosa l’ennesima guerriglia con lancio di molotov davanti al Parlamento, e per oggi sono previste nuove manifestazioni e cortei. Il Paese è ancora paralizzato dallo sciopero, con treni e mezzi pubblici fermi, scuole ed ospedali chiusi.

Nella notte il governo di coalizione guidato da Lucas Papademos ha approvato in extremis il nuovo piano di asuterity con le misure imposte da Unione Europea e Fondo Monetario internazionale come condizione per sbloccare i 130 miliardi di euro di aiuti necessari a salvare la Grecia dal default (a marzo scadono 14,5 miliardi di euro ti titoli di stato, denaro di cui il Paese non dispone). Una giornata concitata e difficilissima per il governo: mentre la folla urlava in strada e bruciava la capitale, Papademos perdeva l’appoggio di uno dei partiti che sostengono la coalizione, il partito di estrema destra Laos (Raggruppamento Popolare Ortodosso) guidato da Georgios Karatzaferis, che dopo un primo sì all’accordo faticosamente raggiunto sulle nuove misure di austerità, ha fatto marcia indietro annunciando il voto contrario per domani in Parlamento. Un vero e proprio terremoto in giorni di scelte difficilissime per i partiti politici, che per rimanere all’interno dell’euro si vedono costretti a ridurre alla fame i propri concittadini.

Abbandonato da quattro ministri del partito di estrema destra e da due viceministri socialisti, dopo quattro ore di riunione, il consiglio dei ministri, convocato in tutta fretta a fine giornata, ha approvato in nottata il progetto di legge che impegna il paese al pacchetto di riforme richieste dalla troika. Subito dopo il raggiungimento dell’accordo tra partiti e governo, giovedì pomeriggio, si era dimesso il socialista viceministro del Lavoro Yannis Koutsoukos, contrario alle misure che colpiranno i lavoratori, con il licenziamento di 15.000 dipendenti pubblici e il taglio di oltre il 20% per i salari minimi (l’ennesimo taglio, dopo quelli già disposti nei mesi scorsi). Il premier Papademos era stato molto chiaro fin dall’inizio: quei ministri che non fossero d’accordo con il nuovo piano economico avrebbero dovuto lasciare l’esecutivo. E così ha dato le dimissioni anche un altro viceministro socialista, cui hanno fatto seguito i quattro ministri del Laos, dopo l’annuncio da parte del leader Karatzaferis del voto contrario in Parlamento.

Il nuovo piano di riforme economiche chiesto dalla troika Ue-Bce-Fmi, che prevede un impulso alle liberalizzazioni e nuovi pesanti tagli alla spesa sociale, sarà votato domani in Parlamento. Il voto contrario del partito di estrema destra Laos non dovrebbe compromettere l’approvazione del piano di austerity, in quanto si tratta soltanto di 16 deputati sui 252 della maggioranza che sostiene il governo Papademos.

Le richieste dell’Unione europea, e dell’Eurogruppo in particolare, sono tuttavia molto severe e precise. Prima di dare il via libera agli aiuti finanziari, infatti, la Grecia deve adempiere a tre condizioni: l’approvazione del nuovo piano di austerity da parte del Parlamento entro domenica; un ulteriore taglio di 325 milioni di euro alla spesa corrente; un impegno scritto dei leader dei partiti politici a rispettare i piani anche dopo le elezioni di aprile. Solo a questo punto la Grecia potrà ricevere i finanziamenti necessari ad evitare il default. La prossima riunione dell’Eurogruppo è stata convocata per il 15 febbraio prossimo, data in cui, rispettate le condizioni richieste, dovrebbe arrivare il via libera agli aiuti promessi.

 

Valeria Bellagamba

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