SIRIA: ALMENO 26 I DECESSI – Mentre sono ancora bloccate le trattative in sede di diplomazia internazionale per decidere se intervenire o meno per tentare di risolvere la questione siriana, nel Paese, ormai da tempo funestato da una guerra interna che non risparmia vittime, prosegue la repressione e si modificano le strategie per il controllo del territorio.
Oggi, stando a quanto riportano i Comitati dei ribelli, si sono registrate 26 vittime. Sette sono le persone decedute, tra semplici civili e militanti dell’opposizione a Beshar al-Assad, nell’area di Queneytra, dove l’esercito ufficiale è intervenuto esercitando violenza in varie località. 17 sarebbero i morti ad Homs, città ormai tristemente famosa perché sede di numerosi conflitti armati e centro nevralgico delle azioni militari.
Proprio ad Homs oggi le milizie dei ribelli hanno deciso di abbandonare il quartiere di Bab Amro, giustificando la scelta con motivazioni di ordine tattico. Ora la zona, rimasta isolata per giorni a causa dell’inasprirsi del conflitto, è sotto il diretto controllo delle autorità di al-Assad.
L’Onu per il momento si è limitato a comunicare, tramite il portavoce della Lega Araba, Nabil el Araby, che l’ex segretario generale e ora delegato per le questioni siriane, Kofi Annan, si recherà nei territori il 7 marzo prossimo. Allo stato attuale la strategia messa in campo dalla Lega e dalle altre autorità nazionali, che non riescono a pronunciarsi sul sostegno militare da affidare ai ribelli, è la proposta di uno stop al conflitto che permetta l’invio di aiuti umanitari.
Intanto si è espresso Ignazio IV Hazim, il Patriarca di Antiochia il quale ha dichiarato il proprio sostegno alle azioni, arditamente definite patriottiche, di Beshar al-Assad e ha esplicitato il suo parere contrario nei confronti di qualsiasi intervento da parte di delegazioni estere.
Redazione online