
VISCO SU LAVORO – Aprendo il convegno “Le donne e l’economia italiana”, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha avvertito che oggi in Italia si deve lavorare “di più, in più e più a lungo”. E’ “un percorso inevitabile da affrontare con determinazione, anche se con gradualità”, ha afferamao Visco, spiegando che “il mantenimento stesso del livello di vita raggiunto nel nostro Paese richiede che si innalzi l’intensità del capitale umano e riprenda a crescere la produttività totale dei fattori“.
Un percorso che tuttavia sembra arduo da raggiungere, nonostante la buona volontà dei cittadini, data la disoccupazione in aumento e l’espulsione sempre più rapida dal mercato del lavoro di persone che vengono ritenute vecchie già a 45 anni, mentre i giovani faticano sempre più ad entrarvi. Una schizofrenia a cui qualcuno dovrà pur porre rimedio. Altrimenti si rimane al livello delle dichiarazioni di intento.
Visco si è quindi rivolto al mondo produttivo sollevando la necessità di un “migliore funzionamento del mercato del lavoro“, che si accompagni a “mutamenti profondi nella struttura produttiva” e sia aperto al “cambiamento nelle tecnologie, nelle produzioni, nell’apertura dei mercati, nelle organizzazioni delle imprese”.
Toccando il tema del convegno, Visco ha sottolineato che i divari di genere “vanno studiati e rimossi”, poiché, ha aggiunto, dall’occupazione delle donne “ci dobbiamo aspettare un contributo potenzialmente rilevante per la crescita economica e civile”. “recuperare i divari rispetto alla partecipazione al mercato del lavoro femminile, alla mancata valorizzazione di queste competenze, trasformare una grave debolezza in una straordinaria opportunità è un obiettivo che non possiamo non porci”, ha ribadito il governatore della Banca d’Italia, precisando che “l’obiettivo di conseguire una piena uguaglianza di genere va ovviamente oltre la sola sfera economica“.
In Italia “è occupato meno di un giovane su quattro e solo tre donne su dieci” e tra gli “oltre due milioni di giovani oggi nel nostro paese non studiano e non lavorano e non partecipano a un’attività formativa”, i cosiddetti inattivi, “1,2 milioni sono donne”.
Ci auguriamo che gli avvertimenti del governatore della Banca d’Italia si traducano in provvedimenti concreti e nor rimangano, come troppo spesso accade, lettera morta.
Valeria Bellagamba
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