
GIUDICI DI PACE CONTRO IL GOVERNO MONTI – Si scagliano contro il governo dei tecnici presieduto da Mario Monti i giudici di pace, che ieri, con il varo del provvedimento sul comparto giustizia inserito nella spending review, si sono visti tagliare ben 674 uffici in tutta Italia. Ad inveire contro il professore e il suo Consiglio dei Ministri è stato Vincenzo Crasto, il presidente dell’Associazione dei Giudici di Pace. A chiudere i battenti sarà l’80% degli studi in cui attualmente si esercita l’attività, una cifra elevata che rischia di mettere in ginocchio il sistema.
Secondo Crasto inoltre, quando deciso nella giornata di ieri dal CdM contiene “patenti profili di incostituzionalità”. La denuncia del presidente dell’Associazione riguarda anche le modalità tramite le quali l’esecutivo Monti ha scelto di lasciare campo libero al provvedimento senza tenere conto dei giudizi negativi dati in sede parlamentare: “Mentre per i tribunali il governo ha ascoltato i rilievi del Parlamento, con riferimento alla chiusura degli uffici del giudice di pace, il governo lo ha in maniera pervicace ignorato, disattendendo i pareri delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato e ha dimostrato una immotivata volontà punitiva nei confronti di una giustizia efficiente”.
Se quindi per il caso delle sedi di giustizia l’operazione di riduzione della spesa è stata guidata da criteri più consapevoli ed è stata il frutto di un’analisi a suo modo approfondita, per il caso degli uffici dei giudici di pace non è stato così e Monti e suoi sodali hanno raggirato anche alcune clausole dell’articolo 116 della Costituzione, articolo secondo il quale sono le regioni a dover provvedere alla distribuzione delle sedi a livello territoriale.
Redazione online