
Il candidato premier del centro-sinistra, Pier Luigi Bersani, durante un’intervista rilasciata a “Radio24”, ha toccato i temi di maggiore interesse dell’attuale campagna elettorale. Tra questi, sono di particolare importanza le misure economiche. Secondo il leader del Pd, non è necessaria una imposta sui patrimoni, sostenendo che esiste già: è l’Imu e va semplicemente rimodulata, togliendola a chi quest’anno ha dovuto sborsare 4-500 euro. Bersani ha infatti precisato: “Io non credo a una patrimoniale, l’abbiamo già sugli immobili e si chiama Imu. E su questa penso ci debba essere una maggiore progressività. Per quel che riguarda il resto dei patrimoni non intendo affatto concepire una patrimoniale, perché penso che il nostro problema sia la tracciabilità, per una Maastricht della fedeltà fiscale”.
Toccando il tema dell’incertezza dei mercati finanziari legata alla incertezza dell’esito elettorale, il leader del centro-sinistra ha voluto sottolineare che “in tutto il mondo si vota e in nessun posto al mondo si sa il risultato prima, si andrà a votare e ci sarà un governo stabile”, ha assicurato. In merito agli “spostamenti di capitali”, Bersani ha ribadito che “bisogna pagare le tasse nel proprio paese, la povertà è stanziale, la ricchezza è mobile: questo è un guaio e si deve trovare una soluzione”, ha aggiunto. Un altro argomento di grande interesse è la fiscalità, in particolare, il condono, sul quale Bersani ha le idee chiare: “Mai più un condono. Mai più. Noi lavoriamo per la fedeltà fiscale in modo che ogni euro che ricaviamo lo mettiamo a ridurre le tasse per chi le paga – ha sottolineato -. Se non cominciamo mai, non ne usciamo mai”. Il leader del Pd ha poi attribuito la responsabilità del problema fiscale a Silvio Berlusconi: “Il problema fiscale c’è e ricordo che Berlusconi parla di tagli subito, ma con lui la pressione fiscale è aumentata 4 punti e ora è pesantissima. Il problema c’è e bisogna supportare le imprese, la quota lavoro sull’Irap va ridotta e stabilizzata. Muovere un po’ l’economia per far riprendere i consumi”. Poi, sul tema delle liberalizzazioni Bersani ha aggiunto: “Liberalizzare è di sinistra. La destra in Italia non è mai stata liberale, per ragioni storiche. Noi dobbiamo sapere allora che la nostra vocazione è liberale e sociale”.
Riguardo ai temi politici, Bersani ha voluto precisare alcune sue scelte del passato e alcune dichiarazioni che hanno fatto discutere. In primo luogo, è ancora convinto che la scelta del Governo tecnico di Monti sia stata la strada giusta: “Noi siamo gente che ha governato e sappiamo che in quei mesi eravamo veramente sull’orlo della Grecia. Non ce la siamo sentita – ha confermato – di giocare una carta elettorale, pur vincente, in una situazione che avrebbe portato il Paese al disastro. Quando uno in coscienza ritiene di aver fatto una cosa che è nell’interesse del Paese, deve sentirsi a posto. Per cui io non mi pento affatto”. Il leader del Pd, comunque, ha voluto ribadire che la sua espressione “cancro della democrazia” era effettivamente riservata proprio a Monti: “Io mi riferisco al fatto che c’è una tendenza reiterata in Italia, negli ultimi 20 anni, a costruire delle formazioni politiche attorno a delle persone più o meno brave”. Bersani ha sì riconosciuto di aver “usato una metafora troppo violenta”, ma ha precisato: “Sono tre anni che dico questa cosa e mi accorgo che solo oggi fa notizia”.
Rivolto, infine, all’amministratore delegato della Fiat, Pier Luigi Bersani ha dichiarato: “Marchionne provi a contestare le mie parole, quando ho detto che la cassa integrazione si giustifica solo se serve per allestire nuove linee di produzione e dunque nuovi posti di lavoro. E ho aggiunto che il governo dovrebbe chiedere spiegazioni alla Fiat. Questa non mi sembra un’oscenità. Cerchiamo di rispettarci a vicenda: Marchionne rispetti i politici”.
Redazione
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